Tre parole – «preghiera, testimonianza, missione» – per il «prosieguo del nostro cammino comune». Così papa Francesco si è rivolto questa mattina a Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana, e ai primati delle Province anglicane, ricevuti in udienza nella Sala dei Papi del Palazzo apostolico all’indomani della commemorazione del 50° anniversario dell’incontro tra il beato Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey e dell’istituzione del Centro anglicano di Roma, che si è tenuta ieri pomeriggio nella chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio in Roma.
Anglicani
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A 50 anni dallo storico incontro a Roma tra il Beato Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey, la celebrazione dei Vespri nella Chiesa dei Santi Andrea e Gregorio al Celio ha voluto ricordare quel passaggio che segnò anche l’avvio del dialogo teologico e di evangelizzazione comune tra cattolici e anglicani. Momento centrale dei Vespri è stato l’invio missionario di 19 coppie di vescovi - un cattolico e un anglicano - per i loro continenti uniti con le parole e i fatti a servizio dei più deboli. Nell’omelia Papa Francesco ha ribadito che la missione dei pastori è annunciare il Vangelo, al di là dei circoli ristretti e dei microclimi ecclesiali, imitando i grandi missionari per rivitalizzare la Chiesa.
Un Padre Nostro recitato insieme: si è conclusa così, in Vaticano, l’udienza del Papa in Vaticano all’arcivescovo di Canterbury Welby e ai Primati delle provincie anglicane. Nel suo discorso, il Pontefice ha parlato dei frutti dell’albero piantato 50 anni fa da Paolo VI e dall’arcivescovo Ramsey come la nascita del Centro Anglicano a Roma ma anche l’inizio del dialogo teologico. Su tre parole – preghiera, testimonianza e missione – il Papa ha invitato a riflettere. “Non stanchiamoci di chiedere insieme e insistentemente al Signore - ha evidenziato - il dono dell’unità”.
Il testo inegrale della Dichiarazione comune, firmata da Papa Francesco e dall'Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, prima della celebrazione dei Vespri in San Gregorio al Celio, a Roma, in occasione del 50° dell'incontro tra Paolo VI e l'allora Arcivescovo di Canterbury.
«Non possiamo essere cattivi pastori, perché essi sono rifiutati». Lo ha detto l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, prendendo la parola subito dopo il Papa, durante la celebrazione dei Vespri di questa sera a S. Gregorio al Celio.
Ci vuole «maggiore unità», per «passare dalla caligine alla luce». Nell’omelia pronunciata durante la celebrazione dei Vespri a San Gregorio al Celio, con la partecipazione dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, il Papa è partito da una «immagine eloquente» del profeta Ezechiele, che «descrive Dio come Pastore che raduna le sue pecore disperse», che «si erano separate le une dalle altre nei giorni nuvolosi e di caligine».
Le questioni relative all’ordinazione delle donne e alla sessualità umana: sono questi i «nuovi disaccordi» tra cattolici e anglicani, menzionati nella Dichiarazione comune (testo integrale) di Papa Francesco e Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, firmata oggi all’inizio della celebrazione dei Vespri a San Gregorio al Celio.
Da Canterbury a Roma. Sono cominciate sabato scorso a Canterbury, con un summit di vescovi anglicani e cattolici, le celebrazioni dei 50 anni delle «relazioni strette e profonde» tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica romana.
Si svolgerà dal 18 al 20 settembre l’incontro internazionale «Sete di Pace. Religioni e Culture in dialogo» promosso quest’anno ad Assisi a 30 anni dallo storico incontro delle religioni per la pace convocato da Giovanni Paolo II. Ad aprire l'incontro ci sarà il presidente Sergio Mattarella. A chiuderlo, Papa Francesco. Ne parliamo con Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio.
Si sta rivelando «un’esperienza che trasforma la vita» quella dei 16 giovani che dallo scorso settembre vivono a Londra, in un’ala del Lambeth Palace, sede del primate della Chiesa anglicana Justin Welby.