A niente sono valsi gli appelli ripetuti in questi giorni e neanche i continui richiami del Capo dello Stato. La maggioranza gialloverde, pur non avendo incluso questa misura nel «contratto di governo», ha deciso di cancellare il Fondo per il pluralismo che sarebbe entrato in vigore proprio adesso. Una decisione grave che avrà pesanti conseguenze occupazionali, ma che soprattutto restringe ulteriormente il pluralismo dell'informazione.
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A distanza di poche settimane siamo costretti a tornare sulla questione dei contributi all’editoria che la maggioranza di Governo vuole abolire, pur non essendo questa misura contenuta nel «contratto di governo» e senza aver aperto un tavolo di confronto con le categorie interessate. Questa settimana pubblichiamo l'appello che Alleanza delle Cooperative, File, Fisc (Federazione settimanali cattolici alla quale aderisce anche Toscana Oggi) e Uspi rivolgono al premier Giuseppe Conte.
Il 4 dicembre 1968 faceva il suo esordio in edicola «Avvenire»: domani, a distanza di mezzo secolo esatto, il quotidiano nazionale di ispirazione cattolica si propone in una veste grafica rinnovata, in occasione del 50º anniversario della sua fondazione.
Questa settimana al posto delle consuete lettere pubblichiamo un intervento concordato tra tutti i direttori dei settimanali cattolici italiani. Si tratta di un allarme per quello che una forza politica, il Movimento5Stelle, vorrebbe includere con un emendamento alla legge di bilancio, pur non essendo nel «contratto» di governo: la cancellazione di una legge importante, i cui effetti si sarebbero visti per la prima volta proprio nel 2019, quella che riformava con rigore ed equità il sostegno pubblico all'editoria, istituendo un Fondo per il pluralismo informativo.
È in discussione in Parlamento un emendamento alle Legge di bilancio, presentato dal deputato siciliano Adriano Varrica (M5S), che abolirebbe la legge 70/2017 sul Fondo per il pluralismo dell'informazione. I direttori dei settimanali cattolici aderenti alla Fisc, tra cui Toscana Oggi, pubblicano questa settimana un appello perché il Parlamento non determini, con una tale misura, la chiusura di tante testate locali che garantiscono la libertà informativa in questo Paese.
Fisc, File, Uspi e Alleanza delle Cooperative italiane comunicazione si dicono disponibili a migliorare ulteriormente la legge sull'editoria. Ma fanno quadrato per tutelare quel presidio di democrazia rappresentato da centinaia di testate sparse sul territorio nazionale. Voci senza le quali l'Italia si scoprirebbe più povera.
La Lega, per bocca d Alessandro Morelli, presidente della Commissione trasporti della Camera, prende le distanze dall'annuncio del sottosegretario Vito Crimi che aveva dato per certo l'azzeramento del Fondo per il pluralismo che sostiene la libertà informativa in Italia: «I giornali appartengono al patrimonio culturale e all'identità della nazione. Nessuno pensi di cancellarli con un colpo di spugna».
Nell'annuale relazione al Parlamento del presidente dell'Agcom la situazione di editoria e radio tv. Internet «cresce come mezzo di informazione, ma la sua attendibilità è inferiore alle fonti tradizionali».
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