Nel documento del Consiglio Europeo il dato del drastico calo degli arrivi. Grazie agli accordi con la Turchia e la Libia. Nel Mediterraneo orientale si è passati da 885 mila del 2015 profughi sbarcati in Grecia a circa 40 mila del 2017. E sul fronte italiano, da 153 mila a 118 mila.
Libia
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Mentre il ministro degli interni, Matteo Salvini, da Tripoli rilancia la proposta di creare hotspot per migranti a Sud della Libia, è stato permesso al portacontainer danese Maersk di attraccare a Pozzallo per far scendere i 108 migranti soccorsi in mare.
All'udienza generale di oggi in piazza San Pietro hanno partecipato anche 16 giovani musulmani da Mali, Gambia, Nigeria, Guinea, Senegal, Niger. Studiano l'italiano a Firenze in una scuola di lingua ed intercultura per migranti e hanno voluto incontrare di nuovo Papa Francesco. Due anni fa li aveva fatti salire a sorpresa sul palco
«I migranti sono stati sottoposti a detenzione arbitraria e torture, tra cui stupri e altre forme di violenza sessuale». Lo scrive il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, basandosi sulle inchieste di Unsimil, la missione Onu a Tripoli, in Libia, in un rapporto visionato da Avvenire, trasmesso al Consiglio di sicurezza nel quale vengono riportati anche i soprusi della Guardia costiera libica e le crudeltà dei funzionari incaricati del contrasto all’immigrazione illegale.
Altri 150 profughi, liberati dalla detenzione in Libia, sono giunti nella serata di ieri in Italia, a Pratica di Mare, dove ad attenderli c’era Caritas Italiana assieme ai rappresentanti del Governo e delle Nazioni Unite.
Un barcone con 90 persone a bordo, perlopiù di origini asiatiche, si è ribaltato al largo della Libia: lo hanno riferito oggi responsabili di Oim, l'Organizzazione internazionale delle migrazioni.
Alla vigilia del primo anniversario della firma del Memorandum d’intesa sottoscritto tra Italia e Libia il 2 febbraio 2017 per impedire le partenze di migranti e rifugiati verso l’Europa, Amnesty international denuncia: «Migliaia di persone restano intrappolate nei campi di detenzione libici dove la tortura è all’ordine del giorno».
«Pare che verrà ridotto il numero dei militari in Iraq per mandarli in Libia e Niger. Da un’avventura all’altra. Credo sia una scelta folle e insensata. E riapriremo il Parlamento, appena sciolto, per un’altra guerra». Lo afferma don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, in un’intervista pubblicata oggi da «Avvenire».
A guidare la lista dei 50 Paesi dove i cristiani sono più perseguitati, sono la Corea del Nord e l'Afghanistan. Nelle «top ten» ci sono però anche Somalia, Sudan, Pakistan, Eritrea, Libia, Iraq, Yemen e Iran. È in Pakistan che la persecuzione ha i connotati più violenti in assoluto.
Sarebbero almeno 50 le vittime dell’affondamento, avvenuto ieri, di un gommone di migranti al largo delle coste libiche. La guardia costiera di Tripoli non ha ancora diffuso dati ufficiali e lascia intendere che le persone annegate, provenienti da Paesi africani e dirette verso l’Europa, potrebbero essere molte di più.