Nigeria

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«Cristo è risorto, e con Cristo risorto evangelizzeremo la Nigeria, l’Africa e il mondo». Con queste parole don Maurizio Pallù, il sacerdote di origini fiorentine rapito e liberato in Nigeria nei giorni scorsi, ha salutato questa mattina all'aeroporto di Peretola amici e confratelli delle comunità neocatecumenali di Scandicci, dove ha maturato la sua vocazione missionaria, venuti a salutare il suo ritorno. 

Tra il 2015 e il 2017 la situazione dei cristiani è peggiorata a causa di violenze e oppressione così come le negazioni alla libertà di fede sono diventate più efferate. È quanto emerge dal rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) sulla persecuzione anticristiana «Perseguitati e dimenticati. Rapporto sui cristiani oppressi in ragione della loro fede tra il 2015 e il 2017», presentato oggi a Milano.

La crisi causata dalla rivolta di Boko Haram nel nordest della Nigeria ha provocato la chiusura di oltre il 57% delle scuole nello stato del Borno, quello maggiormente colpito, anche se il nuovo anno scolastico è cominciato.La denuncia è di Unicef al termine di una missione di tre giorni a Maiduguri, epicentro della crisi nel nordest.

Un appello all'unità nazionale e l'annuncio di un rafforzamento dell'offensiva militare contro il gruppo islamista Boko Haram hanno segnato oggi il primo discorso pubblico del presidente nigeriano Muhammadu Buhari dopo un ricovero di tre mesi in una clinica della Gran Bretagna dovuto a non meglio specificati problemi di salute.

Secondo il rapporto di Unicef pubblicato oggi, «Silent Shame: Bringing out the voices of children caught in the Lake Chad crisis», il numero di bambini utilizzati in attacchi suicidi nel conflitto del lago Ciad – Nigeria, Ciad, Niger e Camerun – è aumentato a 27 nei primi tre mesi del 2017, rispetto ai 9 casi nello stesso periodo dell’anno scorso. Un incremento che rispecchia una pericolosa tattica dei ribelli.

«Serve una coscienza mondiale più forte che si renda conto che l'umanità è in pericolo». Così Michel Roy, segretario generale di Caritas internationalis commenta l'allarme dell'Onu: il mondo sta vivendo la peggiore crisi umanitaria dal 1945. A rischio 20 milioni di persone per le carestie. Gli effetti peggiori sono in Sud Sudan, Somalia, Yemen e Nigeria.