Il sacerdote José María Di Paola, più noto come padre Pepe, “storico” punto di riferimento dei curas villeros, i sacerdoti dei quartieri popolari della periferia di Buenos Aires, ha definito “vergognoso” che il Parlmento approvi la legge sull’aborto, nello stesso momento in cui la gente dei quartieri popolari e delle province reclama che “altre questioni più urgenti vengano affrontate in tempi di crisi sociale e sanitaria”.
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Tutta l’Argentina abbraccia e piange il suo mito, il calciatore Diego Armando Maradona, morto a ieri a 60 anni per un attacco cardiaco nella sua abitazione di Tigre. Mentre il Governo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, si moltiplicano le reazioni, i messaggi e le preghiere. Come è confermato, nelle dichiarazioni a caldo raccolte in ambito ecclesiale e nei quartieri popolari della periferia “bonaerense”, nelle villas di cui el pibe de oro è stato figlio, a partire da Villa Fiorito, il suo quartiere natale
“Il Papa è informato della morte di Diego Maradona, ripensa con affetto alle occasioni di incontro di questi anni e lo ricorda nella preghiera, come ha fatto nei giorni scorsi da quando ha appreso delle sue condizioni di salute”. Lo ha dichiarato ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.
Il nuovo progetto di introdurre la legalizzazione completa dell’aborto in Argentina nelle prime 14 settimane di gestazione, annunciato questa settimana dal presidente Alberto Fernández di fronte al Parlamento, sta a significare che “i dibattiti parlamentari sono inutili”. Lo scrive l’arcivescovo di La Plata, mons. Víctor Manuel Fernández, in un intervento pubblicato sui social network e dall’agenzia Aica. Il riferimento è al lungo dibattito tenutosi in Senato la scorsa legislatura, nel 2018.
Il nuovo presidente dell'Argentina, Alberto Fernández, si è insediato ieri e ha prestato giuramento di fronte al Parlamento, dopo lo scambio di consegne con il presidente uscente Mauricio Macri. Come mette in evidenza l'agenzia Aica, il presidente, nel suo primo discorso davanti all'Assemblea legislativa, ha più volte citato Papa Francesco, gli ha reso omaggio e ha utilizzato diverse sue espressioni.
Torna il peronismo alla guida dell'Argentina. Vittoria già al primo turno delle presidenziali per Alberto Fernández, che - stando alle proiezioni - avrebbe battuto il presidente uscente Mauricio Macrì.
Mercoledì 30 ottobre i vescovi delle forze armate del Regno Unito e dell'Argentina saranno a Roma dal papa in occasione della restituzione all'Argentina della Statua di Nostra Signora di Luján di Port Stanley, portata via al termine della guerra.
«Come cristiani, la nostra vocazione e missione è essere segno e strumento di unità, e possiamo esserlo, con l'aiuto dello Spirito Santo, anteponendo ciò che ci unisce a ciò che ci ha diviso o ancora ci divide». Con queste parole il Papa ha commentato uno dei momenti del viaggio in Bulgaria: l'incontro con il patriarca della Chiesa ortodossa bulgara Neofit e i membri del Santo Sinodo, definito «un passo avanti sulla via della fraternità».
Il documento finale mostra che a Buenos Aires non c'è stata convergenza almeno su tre punti. Sul tema delle migrazioni il «dialogo è rimandato alla prossima presidenza». Sulle questioni ambientali gli Usa «ribadiscono la decisione di recedere dall'accordo di Parigi». Su commercio e investimenti internazionali, si dichiara «non all'altezza il sistema commerciale multilaterale».
Toni trionfalistici per il presidente dell'Argentina, Mauricio Macrì, al termine del G20 che il Paese sudamericano ha ospitato per la prima volta. Ma di risultati concreti ce ne sono pochi e nel documento finale non si parla di clima o di lotta al protezionismo commerciale.
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