(da New York) «Un muro in sé non è immorale, ma può essere costruito per uno scopo immorale». Il card. Joseph Tobin, arcivescovo di Newark, in un articolo pubblicato sul New York Times denuncia le politiche dell'amministrazione Trump e in particolare l'affermazione del presidente che considera «immorali» tutti coloro che si oppongono alla costruzione della barriera al confine con il Messico.
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Assume proporzioni sempre più drammatiche il bilancio dell'esplosione di un oleodotto a Tlahuelilpan, località dello stato messicano di Hidalgo, nel territorio diocesano di Tula, a circa 100 chilometri a nord di Città del Messico. Al momento le vittime accertate sono 85, i feriti ricoverati in ospedale 56 (molti dei quali in gravi condizioni, con ustioni diffuse sul oltre il 60% del corpo).
È già in Messico, dopo aver attraversato il Guatemala, buona parte della nuova carovana di migranti honduregni partiti il 15 gennaio dalla città di San Pedro Sula. I migranti sono già circa 2.000, qualcun altro si sta aggiungendo. Ripeteranno lo stesso itinerario già fatto dalle prime carovane che hanno cercato di raggiungere gli Stati Uniti nei mesi di ottobre e novembre, rimanendo alla fine in gran parte bloccati alla frontiera tra Messico e Usa a Tijuana.
È di 21 morti e 71 feriti il bilancio provvisorio dell’esplosione di un oleodotto a Tlahuelilpan, località dello stato messicano di Hidalgo, nel territorio diocesano di Tula, a circa 100 chilometri a nord di Città del Messico.
«Profonda delusione» è stata espressa dal card. Joseph W. Tobin, arcivescovo di Newark (Usa), a proposito delle parole del presidente americano Donald Trump, pronunciate nel messaggio nazionale di martedì 8 gennaio sulla questione dei migranti alla frontiera con il Messico.
Mentre l'attenzione di tutto il mondo è rivolta a Tijuana, esiste all'estremo opposto del Messico, nello stato meridionale del Chiapas, un'altra carovana di cui nessuno parla: viene chiamata carovana «de pies cansados» (dei piedi stanchi) o dei «pies descalzos» (piedi scalzi), composta dagli indigeni, prevalentemente di etnia «tzotzil tzeltal», forzati ad abbandonare le loro case e i loro villaggi (in lingua spagnola si usa l'espressione «desplazados») per le violenze e le minacce di bande paramilitari e criminali.
Sono già 6 mila ma si prevede che raggiungano i 10 mila i migranti della carovana partita dall'Honduras e ingrossatasi via via nella speranza di raggiungere gli Usa, che hanno raggiunto Tijuana, in Messico. E non mancano episodi di intolleranza. Enrique Morales (Border Angels): «Anche il razzismo non conosce confini».
La carovana di migranti provenienti in gran parte dall'Honduras e diretti, nelle intenzioni, negli Usa, è a Tijuana, in Messico. L'arcivescovo in una nota ha rivolto un appello all'accoglienza. I Salesiani ne stanno ospitando una cinquantina e forniscono duemila pasti al giorno. Padre Augustin Novoa Leyva spera di convincere molti migranti a fermarsi in città dove ci sono possibilità lavorative.
I migranti della carovana centroamericana che sta risalendo il Messico per cercare di arrivare negli Stati Uniti sono giunti a Guadalajara. Anche qui, come è accaduto nella capitale, la città si è organizzata per accogliere la carovana. Intanto dai Gesuiti del centro e Nord America giunge una critica alla decisione di Donald Trump che nega l'asilo ai centroamericani, in violazione dell'articolo 31 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati.
Dopo alcuni giorni di riposo, nel centro di accoglienza improvvisato allo stadio Jesús Martínez Palillo di Città del Messico, è ripreso ieri il cammino della carovana dei migranti centroamericani. La testimonianza di suor María Arlina Barral, responsabile per la Pastorale della mobilità umana dell’arcidiocesi di Città del Messico.