Usa

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Sul prato esterno hanno pregato, ascoltato testimonianze di migranti terrorizzati dall'idea di perdere i propri figli e hanno letto anche i messaggi dei vescovi arrivati a sostegno di questa manifestazione di disobbedienza civile organizzata da religiosi e associazioni cattoliche per protestare contro le politiche di immigrazione messe in atto alla frontiera, in particolare nei confronti dei bambini.

(da New York) Comincerà domani la deportazione di massa di immigrati privi di documenti dalle maggiori città degli Stati Uniti. Lo ha annunciato ieri in una conferenza stampa il presidente Donald Trump spiegando che sarà «una grande operazione congiunta che riporterà la gente nei loro Paesi e caccerà i criminali, li arresterà e li condurrà nelle prigioni dei Paesi da cui sono arrivati».

Seguire Gesù non ammette rimpianti, ha detto il Papa ieri all'Angelus, commentando il brano del Vangelo della Domenica. Essere discepoli del Maestro significa essere come lui radicali e decisi e sempre in movimento. Anche la Chiesa, «non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto». Poi il pensiero alla Corea e l'augurio a tutti di un periodo di riposo.

Mons. Eugenio Andrés Lira Rugarcía è il vescovo della città di Matamoros, al confine tra Messico e Usa. Insieme ai volontari è corso accanto alla giovane donna che ieri, nelle acque del Rio Grande, ha perso il marito e la figlioletta. Ma l'emergenza prosegue: «A Matamoros ci sono più di 700 migranti - spiega -, ma l'iter procede con lentezza e questo fa si che alcuni si disperino e provino ad attraversare il fiume». Con conseguenze tragiche.

(da New York) «Questa foto grida giustizia al Cielo. Questa foto mette a tacere la politica. Chi può guardare foto e non vedervi i risultati dei nostri fallimenti nel trovare una soluzione umana e giusta alla crisi dell'immigrazione?». Sono durissime le parole del card. Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale americana di fronte alle immagini di Oscar Martinez e di sua figlia Angie Valeria, annegati nella valle del Rio Grande mentre tentavano di fuggire dalla violenza in El Salvador e di approdare sulla sponda americana del fiume.