«Non in nome nostro. Solidarietà al popolo armeno, al Papa e al Catholicos». Si intitola così un manifesto sottoscritto da una serie di personalità del mondo intellettuale e religioso a favore del popolo armeno e del riconoscimento del genocidio vissuto cento anni fa.
Armenia
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Giovedì 9 aprile Papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri del Sinodo patriarcale della Chiesa armeno-cattolica, nell’imminenza della celebrazione del centenario del «martirio» armeno e della proclamazione a «Dottore della Chiesa» di San Gregorio di Narek.
«Quello che ha detto il Papa mi sembra chiaro come il sole. Prendiamo atto che ci sono state reazioni». Con queste parole padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, durane il briefing odierno, ha risposto ad una domanda sulle reazioni della Turchia alla questione del genocidio degli armeni.
Giovedì 23 aprile 2015 alle ore 20.30, alla vigilia del giorno che segna l’inizio del genocidio armeno, cento anni fa, 24 aprile 1915, nella Basilica della SS. Annunziata (Firenze), si terrà una veglia di adorazione e di preghiera in memoria del martirio subito dai cristiani armeni, siro-assiri e greci.
Parla Aldo Ferrari, docente di lingua e letteratura armena all'Università Ca' Foscari di Venezia: «Il genocidio c'è stato. Non può essere onestamente negato. Detto questo, il problema politico rimane perché la Turchia è un Paese forte e importante che prosegue la sua politica di negazionismo».
Sulla crisi diplomatica tra Turchia e Santa Sede, a seguito delle affermazioni di ieri di Papa Francesco, è intervenuto oggi a La7 il sottosegretario Sandro Gozi spiegando la posizione del governo italiano.
Nella Messa celebrata ieri dal Papa in San Pietro si ricordava il centenario del «martirio» (Metz Yeghern) armeno. E Francesco ne ha approfittato per denunciare i genocidi del secolo scorso che sembrano insegnare poco agli uomini di oggi.
Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: “A me che importa?”; «Sono forse io il custode di mio fratello?»
Nel saluto di Papa Francesco ai fedeli armeni, nella messa per ricordare il centenario del “grande male”, c’è tutta la preoccupazione per “questa terza guerra mondiale a pezzi" a cui si assiste ogni giorno. Il Papa ha ricordato le tre grandi tragedie del XX secolo: il genocidio degli Armeni, il nazismo e lo stalinismo e gli stermini di massa in Cambogia, Rwanda, Burundi e Bosnia.
Ci sarà anche il Catholicos di tutti gli armeni S.S. Karekin II con gli Arcivescovi e i Vescovi della Chiesa apostolica armena alla Santa Messa che Papa Francesco celebrerà domenica prossima nella Basilica di San Pietro in occasione del centenario del Metz Yeghern, il genocidio armeno.
Invocare la Divina Misericordia per risanare ogni ferita e favorire gesti concreti di riconciliazione e di pace tra le Nazioni che ancora non condividono una lettura comune delle tristi vicende del passato. E’ quanto chiede il Papa nell’incontro in Vaticano con il Sinodo Patriarcale della Chiesa Armeno-cattolica, ricevuto stamani. Ricordando la celebrazione di domenica a cento anni dalla tragedia armena, Francesco richiama i Paesi della diaspora ed in particolare la Siria, un tempo approdo sicuro per i sopravvissuti alla violenza ed oggi zona pericolosa per la permanenza dei cristiani.
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