Il testo integrale della conferenza stampa di Papa Francesco sul volo di ritorno dal suo viaggio in Asia.
Bangladesh
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“La vocazione si cura con la tenerezza umana: se nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie manca questa dimensione della tenerezza, il germoglio rimarrà piccolo, non crescerà e avvizzirà”. Nella sua ultima giornata in Bangladesh, dopo una visita privata alla Casa Madre Teresa di Tejgaon, Papa Francesco ha incontrato i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i consacrati, i seminaristi e le novizie nella Chiesa del Santo Rosario. Consegnando il discorso previsto, e parlando a braccio in spagnolo, il Pontefice ha inviato tutti a superare con la preghiera e il discernimento le “passioni umane, i difetti e i limiti” che “minacciano sempre la vita comunitaria, minacciano la pace”.
Un altro fuori programma di questo viaggio apostolico è arrivato al termine dell’incontro interreligioso ed ecumenico presso l’Arcivescovado di Dhaka quando il Papa ha chiamato intorno a sé un gruppo di profughi Rohingya fuggiti dal Myanmar. Parlando a braccio Francesco ha ricordato la grande tragedia che vivono questi fratelli e sorelle e ha chiesto perdono per il male loro arrecato e per l’indifferenza cieca del mondo. Continuiamo ad aiutarli e a muoverci perché siano riconosciuti i loro diritti è stato il suo monito mentre ha affermato con dolore che “la presenza di Dio oggi si chiama anche Rohingya”.
«C’è qualcosa di unico nei giovani: siete sempre pieni di entusiasmo, e mi sento ringiovanire ogni volta che vi incontro». È il saluto del Papa ai giovani (testo integrale) che lo hanno accolto nel capo sportivo del «Notre Dame College», per l’ultimo incontro pubblico in Bangladesh prima di ripartire alla volta di Roma.
«La Comunità cattolica in Bangladesh è piccola. Ma siete come il granello di senape che Dio porta a maturazione a suo tempo», ha scritto il Papa nel discorso preparato per l'incontro con circa 1.500 sacerdoti, religiosi, religiose, consacrati, seminaristi e novizie alla Holy Rosary Church, chiesa cattedrale dell’arcidiocesi di Chittagong. Consegnato il testo, ha poi parlato a braccio in spagnolo, mettendo in guardia dai chiacchiericci e dalle «facce da aceto». (testi integrali).
«Quanto è bene per noi stare insieme!». Il Papa ha iniziato con questa esclamazione l’incontro con i 10 vescovi del Bangladesh, presso la Casa dei sacerdoti anziani nel complesso dell’arcivescovado di Dacca, dove Francesco è arrivato dopo aver visitato la cattedrale ed essersi raccolto in preghiera silenziosa nella cappella del Santissimo (testi discorsi).
«La vostra tragedia è molto dura e grande, ma vi diamo spazio nel cuore. A nome di tutti quelli che vi hanno perseguitato, che vi hanno fatto del male, chiedo perdono». Con queste parole Papa Francesco si è rivolto, al termine dell’incontro interreligioso sulla pace, ad un gruppo di profughi Rohingya, fuggiti dal Myanmar, come riferito da Radio Vaticana.
Si è concluso con una dimostrazione concreta della «cultura dell’incontro» l’incontro interreligioso ed eumenico nell’arcivescovado di Dacca. Il Papa ha infatti abbracciato 16 Rohingya (12 uomini, 4 donne tra cui 2 bambine), in rappresentanza dei 700mila profughi accolti nel campo di Cox’s Bazar. Nel suo discorso forte appello a non u8sare le religioni per creare odio e violenza.
Circa 100mila persone hanno partecipato oggi alla Messa con 16 ordinazioni sacerdotali presieduta dal Papa nel Suhrawardy Udyan Park di Dhaka, nella seconda giornata in Bangladesh.
Si è posto sulla scia dei suoi «due predecessori, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II», Papa Francesco nel primo discorso pubblico (testo integrale) in Bangladesh, pronunciato durante l’incontro con le autorità, il Corpo diplomatico e la società civile, nel palazzo presidenziale di Dacca. Elogio dello slancio umanitario a favore dei rifugiati e appello perche la comunità internazionale intervenga.
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