È partita nella notte l’operazione dedicata al rimpatrio dei cittadini italiani che si trovano a bordo della Diamond Princess.
Cina
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L’Unicef ha bisogno urgentemente di 42,3 milioni di dollari per aumentare la sua risposta all’epidemia del coronavirus Covid-19 e sostenere gli sforzi globali per contenerlo.
«I due cittadini cinesi provenienti dalla città di Wuhan, casi confermati di infezione da nuovo coronavirus, continuano a essere ricoverati nella terapia intensiva del nostro Istituto. Sono stabili e in progressivo miglioramento le condizioni generali di entrambi». Lo comunica nel bollettino medico diffuso a fine mattinata la Direzione sanitaria dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma
Un ambulatorio dedicato, per la pronta diagnosi dei casi sospetti di Covid-19, per tutti i cittadini, prevalentemente cinesi, di ritorno dalle aree a rischio, con sintomatologia respiratoria acuta.
Le condizioni di salute del giovane italiano proveniente da Wuhan, terzo caso confermato in Italia di infezione da nuovo coronavirus, «continuano a migliorare»
È salito a 1.018 il numero di morti in Cina a causa del nuovo coronavirus, mentre sono 43.118 i casi totali di contagio nel mondo, il 99% in Cina.
Restrizioni ancora più severe per la celebrazione delle messe domenicali a causa del coronavirus ad Hong Kong.
Coniugi cinesi ancora in terapia intensiva e continuano la terapia antivirale, mentre il giovane italiano positivo prosegue le cure
Hanno soggiornato in Toscana (tra Firenze, Pisa e Siena) per 4 giorni, a fine gennaio. E al rientro in patria, a Taiwan, sono risultati positivi al coronavirus. Si tratta di una famiglia di Taiwan, composta da 2 genitori e 2 figli. A risultare positivi sono stati solo i genitori.
«La diffusione del coronavirus in altri Paesi è una realtà. Senza essere allarmisti abbiamo ritenuto pertinente, come misura preventiva, di sospendere il saluto della pace stringendo le mani o con un abbraccio, saluti che possono essere sostituiti con un altro gesto di pace». Lo scrive in una nota l’arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa Mendieta