Mancano acqua, cibo, medicine e rifugi
Filippine
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All'Angelus di oggi, in piazza San Pietro, Papa Francesco ha ricordato con santo Stefano tutti i martiri di ieri e di oggi. Poi un pensiero alla popolazione delle Filippine colpita dal tifone Phanfone.
La violenza terrorista insanguina le Filippine del Sud alla vigilia del Natale: nella serata del 22 dicembre, durante la messa domenicale, una bomba è esplosa appena fuori dalla cattedrale di Cotabato, città sull’isola di Mindanao, nel Sud della Filippine.
«Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019»: è il titolo della ricerca della Fondazione di diritto pontificio «Aiuto alla Chiesa che soffre» (Acs), presentata, giovedì 24 ottobre, a Roma, nella basilica di san Bartolomeo all'Isola, il santuario dei nuovi martiri del XX e XXI secolo. Dalla ricerca emerge che «sono quasi 300 milioni i cristiani che vivono in terre di persecuzione».
Accanto ai poveri, ai bambini, agli anziani, ai malati. In tutto il mondo le religiose compiono la loro preziosa opera, soprattutto nei Paesi laddove la Chiesa è povera, oppressa e perseguitata. Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) ha deciso di dedicare alle religiose la propria annuale campagna di raccolta fondi quaresimale.
È di 20 morti e 110 feriti il bilancio ufficiale dell’esplosione di due bombe avvenuta ieri durante la Messa della domenica celebrata nella cattedrale di Jolo, nel sud-est delle Filippine, in una zona considerata roccaforte dei militanti islamici. L’attentato, verificatosi pochi giorni dopo il referendum che concede maggior autonomia regionale alla minoranza dei musulmani, è stato rivendicato dall’Isis. Il cordoglio dei vescovi e del Segretario del Wcc.
All'Angelus il Papa invita a «mantenere vivo il ricordo del passato, delle tragedie passate» e confessa di aver «pensato molto al popolo venezuelano» e ricorda l’attentato di oggi nelle Filippine e «l’odio terrorista» in Colombia.
L'europarlamento ha chiesto pochi giorni fa sanzioni per l'Ungheria di Viktor Orban. Ma il premier ungherese non è affatto un isolato in Europa, mentre nel mondo dalla Russia, alla Cina, dalla Turchia alle Filippine, si diffondono le «democrature».
«Nell’attesa orante della nascita del Principe della Pace, invochiamo il dono della pace per tutto il mondo, specialmente per le popolazioni che più soffrono a causa dei conflitti in atto». È l’appello lanciato oggi dal Papa, dopo l’Angelus della vigilia di Natale in piazza San Pietro, nel quale ha parlato della figura di Maria.
«Siamo nel caos. I nostri fedeli ormai non sono più a Marawi perché sono stati fatti evacuare dall’esercito. Vi sono bombardamenti aerei e scontri. Non so come farà la gente a sopravvivere». Così monsignor Edwin de la Peña, vescovo della prelatura apostolica di Marawi, racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la tragica situazione nella città filippina ancora in mano agli islamisti del Maute, affiliati all’ISIS.