Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) segnala che qualsiasi attività volta a diffondere il Vangelo in Iran è contro la legge. I cristiani sono spesso vittime di arresti arbitrari, detenzione e aggressioni da parte della polizia.
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“L’Afghanistan e l’Iraq sono posti molto diversi, ma la presa del potere da parte dei talebani fornisce certamente un incoraggiamento a coloro che sostengono quel tipo di regime”: è quanto sostiene l’arcivescovo cattolico caldeo di Erbil (Iraq), mons. Bashar Warda commentando ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) l’ascesa al potere dei talebani afghani.
“Gli iracheni sono sotto shock per quanto accaduto nell’ultima settimana. Essi temono che l’Iraq diventi un campo di battaglia, piuttosto che un Paese sovrano, capace di proteggere i suoi cittadini e la sua ricchezza”. È questo l’appello lanciato oggi pomeriggio dal patriarca caldeo, card. Louis Raphael Sako, all’indomani dell’uccisione a Baghdad del generale iraniano Qassem Soleiman
L'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani all'aeroporto internazionale di Baghdad nel corso di un attacco con droni, ordinato dal presidente americano Donald Trump è «un atto di guerra che avrà serie ripercussioni in tutta l’area mediorientale e che coinvolgerà sia Israele, quale potenziale target di vendetta iraniana che tutta la comunità internazionale, Europa in testa»
Violente inondazioni hanno colpito l'Iran nelle ultime settimane, lasciando città e villaggi sommersi dall'acqua e danneggiando case, campi e infrastrutture. I team di Medici senza frontiere (Msf) hanno visitato le aree colpite tra l'8 e il 18 aprile per valutare i bisogni della popolazione.
Nel 2018 sono state 690 le condanne a morte eseguite (-31% rispetto al 2017). I primi cinque Stati per numero di esecuzioni sono stati invece: Cina (migliaia), Iran (almeno 253, anche se sono diminuite del 50%), Arabia Saudita (149), Vietnam (85) e Iraq (almeno 52). E ancora più di 19.000 persone sono detenute nei bracci della morte. Sono i dati contenuti nel rapporto globale sulla pena di morte di Amnesty International.
Papa Francesco ha incontrato, ieri mattina, a Casa Santa Marta, prima della sua partenza per gli Emirati Arabi Uniti, dove si trova per un incontro interreligioso, un gruppo di una decina di persone di diversi Paesi mediorientali.
(da New York) E' stato siglato il cessate il fuoco tra il governo dello Yemen e il movimento di opposizione Ansar Allah attorno alla città di Hudaydah, porto chiave per l'ingresso degli aiuti alimentari, ad una popolazione affamata da quattro anni di conflitto.
Le contraddizioni sfilano sul podio dell'Assemblea generale. I 53 interventi dei capi di stato presenti passano dal sostegno al multilaterismo e a soluzioni con più interlocutori come auspicato dal re di Giordania, Hussein, per la questione israelo-palestinese e anche dal presidente egiziano Al Sisi; ad una strenua difesa del nazionalismo spacciata per patriottismo, come ha fatto il presidente statunitense Trump.
Agosto è stato il mese più sanguinoso dall'inizio dell'anno in Yemen. Secondo i rapporti raccolti dalle Nazioni Unite nei primi nove giorni di agosto sono morti 450 civili, di cui 131 bambini, mentre al 31 agosto i morti e feriti sono saliti a 981, tra cui oltre 300 bambini, ma il numero potrebbe essere ancora più alto perché difficile tenere il conto esatto.
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