Un altro anno di violenze, di nefandezze e di morti innocenti. Il 2016 lascia al Medio Oriente un’eredità pesante. E, a ben guardare, anche il 2017 non si è aperto sotto i migliori auspici. Il nuovo anno riporterà anche alla memoria date e anniversari della storia tragica di questa tormentata regione del mondo.
Israele
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Nella Messa di Mezzanotte a Betlemme, mons. Pierbattista Pizzaballa ha esortato i fedeli a passare dalla «ideologia del nemico alla logica della fraternità». Il ricordo degli attentati in Giordania e Egitto, delle guerre in Siria e in Iraq, del conflitto israelo-palestinese.
Il Natale è «un appello palestinese per la speranza e la giustizia, un messaggio unico che portiamo avanti da generazioni come un tesoro prezioso che nasce in Palestina e che si celebra in tutto il mondo». Inizia così il messaggio del presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) in occasione del Natale.
Terra Santa: mons. Shomali, «oltre 600 permessi concessi da Israele ai cristiani di Gaza per Natale»
Sarebbero oltre 600 i permessi concessi da Israele ai cristiani di Gaza per le festività natalizie. A confermare la notizia al Sir è monsignor William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme, che cita i più alti funzionari di esercito e polizia israeliani che proprio nei giorni scorsi si sono recati al Patriarcato latino di Gerusalemme per gli auguri di Natale.
«Spero che la sua memoria e i molti anni di servizio ispireranno tutti noi a lavorare con sempre maggiore urgenza per la pace e la riconciliazione tra i popoli». Sono le parole con cui il Papa, in un telegramma di cordoglio inviato oggi al presidente dello Stato di Israele, Reuven Rivlin, ricorda l’ex primo ministro israeliano e Nobel per la Pace Shimon Peres, morto all’età di 93 anni.
«È morto a 93 anni ma è morto giovane per la sua mai sopita capacità di sognare, che è ancora possibile fare qualcosa. Al suo popolo lascia questa esortazione: non smettere di pensare e sognare che la pace è possibile». È questa, secondo monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, l’eredità che l’ex presidente israeliano, Shimon Peres, morto oggi, lascia al suo Paese.
Parole di cordoglio ma anche una immensa gratitudine per il lavoro svolto sono state espresse questa mattina da Ronald S. Lauder, presidente del World Jewish Congress alla notizia della morte del presidente israeliano e primo ministro Shimon Peres, «uno dei più grandi essere viventi che abbia mai conosciuto: un astuto statista, un grande intellettuale e stratega, un saggio diplomatico e peace-maker. Ha reso fiero Israele e fieri gli israeliani in ogni angolo della terra».
Bisogna far attenzione ai segni. Che di solito, in quella che per i cristiani è la Terra Santa e per gli ebrei Eretz Israel, «la Terra d’Israele», non sono sempre granché buoni. Eppure stavolta potremmo esserci: potremmo risolvere almeno uno dei problemi che la riguarda. E non uno secondario. Ecco intanto il segno, se non l’auspicio.
La lettera pubblicata questa settimana, con la risposta del Direttore, prende lo spunto da una precedente apparsa sul settimanale cartaceo e che ci accusava di «antisemitismo». Il lettore se la prende anche con «Avvenire».
«La missione che l’aspetta non sarà facile, anzi richiederà sacrificio, dedizione, passione. I problemi pastorali non mancano; ne siamo tutti coscienti. Aprire strade è duro: si tratta di abbassare colli, spaccare rocce, colmare valli e burroni, costruire ponti». Con queste parole gli ordinari cattolici di Terra Santa salutano padre Pierbattista Pizzaballa come nuovo amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme.