Israele

Ultimi contenuti per il percorso 'Israele'

Nella mattinata di ieri i vescovi dell’Holy Land Coordination (Hlc), formato da presuli di Usa, Ue, Canada e Sud Africa, con rappresentanti delle Chiese europee Ccee e Comece, si sono recati in visita nella zona di Beir Onah, nella valle di Cremisan dove Israele sta costruendo il muro di separazione. Una costruzione contestata da 58 famiglie cristiane, del vicino villaggio di Beit Jala, che si sono viste espropriare le proprie terre in gran parte oliveti e frutteti che davano loro da vivere. Al loro arrivo sul posto, ai vescovi, che erano accompagnati da membri dell’associazione “St.Yves” che da anni assiste legalmente le famiglie davanti la Corte israeliana, è stato impedito l’accesso da militari israeliani. A nulla sono valsi i tentativi di avvicinarsi alla zona dei lavori del muro. I vescovi, dopo aver pregato insieme il Padre Nostro, sono tornati indietro. “La storia continua – ha dichiarato monsignor Rodolfo Cetoloni, vescovo di Grosseto, membro italiano dell’Hlc presente sul posto – con queste gravi difficoltà. La popolazione è sempre davanti al rischio di perdere le loro terre e la libertà. Siamo nella valle tra Beit Jala e la colonia israeliana di Gilo dove l’esercito sta prendendo terreni e ha già sradicato piante di olivo. Siamo qui per dimostrare vicinanza nel tentativo di impedire questi fatti”.

Si sono aperti ieri a Betlemme i lavori i lavori dell’Holy Land Coordination 2016, di cui fanno parte vescovi di Usa, Canada, Ue, Sud Africa e delegati del Ccee e della Comece, tra cui per l’Italia mons. Rodolfo Cetoloni. In precedenza visita al villaggio cristiano di Taybeh. Oggi alla delegazione è stato impedito di visitare le terre espropriate ai cristiani nella Valle di Cremisan.

«Abbiamo perso la nostra umanità e i nostri valori spirituali, e la religione è diventata un motivo per uccidere in nome di Dio, invece di invitare alla fratellanza. Quello di cui soffriamo dunque oggi è l’assenza di misericordia, come se l’evento di Cristo e il messaggio del suo Natale fossero vani». È stata tutta incentrata sulla misericordia l’omelia della messa di Mezzanotte celebrata dal Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nella chiesa di Santa Caterina a Betlemme. 

Natale nel segno del lutto e della sofferenza a Betlemme. Il Comune, guidato dal sindaco cristiano Vera Baboun, «in rispetto dei martiri palestinesi» che hanno perso la vita negli scontri di questi ultimi tre mesi, ha deciso che «i festeggiamenti natalizi saranno in tono minore». Nelle strade cittadine non si vedono le abituali luminarie, né tantomeno le folle di pellegrini in coda per entrare nella Natività. I negozi sono vuoti mentre gli scontri tra palestinesi e esercito israeliano, a ridosso del muro di separazione, continuano.

«Torniamo a Gerusalemme. La Città Santa è la chiave per la pace in Medio Oriente». Forte di questa certezza, il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, all'indomani dell'apertura del Giubileo della Misericordia, parla a cuore aperto delle tensioni nella regione, a cominciare dal conflitto israelo-palestinese fino alla guerra in Siria e in Iraq  non lesinando critiche a chi, come Obama, interviene solo in nome di interessi nazionali. Contro Daesh invoca le bombe dello sviluppo, della cultura, della giustizia e chiama in campo leader politici e religiosi coraggiosi.

Alcune riflessioni «essenziali» per promuovere la coesistenza pacifica tra i vari popoli e le culture che costituiscono il ricco mosaico del Medio Oriente. Le ha offerte, ieri, l’arcivescovo Paul R. Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, all’incontro sul tema «Il pluralismo religioso e culturale e la coesistenza pacifica in Medio Oriente», tenutosi ad Atene dal 18 al 20 ottobre.

«Sfigura il volto della Città Santa. Se continua questa politica di separazione, ogni persona dovrà muoversi a Gerusalemme portando con sé il suo proprio muro, la sua barriera che lo divide dagli altri». Così il Patriarca di Gerusalemme dei latini, Fouad Twal, giudica il muro di cemento eretto dalla polizia israeliana tra il quartiere arabo di Jabal Mukkaber e la colonia ebraica di Armon Hanatziv.