Israele

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L'appello del Papa: 

«Seguo con grande preoccupazione la situazione di forte tensione e di violenza che affligge la Terra Santa. In questo momento c’è bisogno di molto coraggio e molta forza d’animo per dire no all’odio e alla vendetta e compiere gesti di pace. Per questo preghiamo, perché Dio rafforzi in tutti, governanti e cittadini, il coraggio di opporsi alla violenza e di fare passi concreti di distensione. Nell’attuale contesto medio-orientale è più che mai decisivo che si faccia la pace nella Terra Santa: questo ci chiedono Dio e il bene dell’umanità».

«Un gesto da condannare senza esitazione. I luoghi santi devono restare fuori dalla violenza e devono essere rispettati. I musulmani hanno protestato perché la moschea di Al Aqsa non è stata rispettata, ora protestino per questa profanazione». Monsignor William Shomali, ausiliare di Gerusalemme e vicario patriarcale per la Palestina, stigmatizza così l’incendio della Tomba del patriarca Giuseppe, a Nablus (Cisgiordania settentrionale), appiccato questa notte da un folto gruppo di giovani palestinesi.

L'analisi di padre Pierbattista Pizzaballa (custode di Terra Santa): «Non siamo di fronte a una vera e propria sollevazione popolare. Da ciò che si vede sembrano piuttosto episodi isolati e non organizzati». Differenza sostanziale, dunque, con le sollevazioni del 1987 e del 2000. Nonostante tutto, tornano i pellegrini. L'auspicio: «Speriamo si consolidi un aumento»

«L‘imposizione di posti di blocco israeliani nelle zone palestinesi di Gerusalemme rappresenta una ‘misura di sicurezza‘ che non dà nessuna sicurezza, ma al contrario fa aumentare la rabbia e la frustrazione, e in questo modo alimenta sentimenti di vendetta». Così padre Raed Abusahliah, direttore generale di Caritas Jerusalem, valuta i potenziali effetti negativi della chiusura delle zone di Gerusalemme Est, dove gli attacchi di attentatori palestinesi hanno provocato negli ultimi giorni la morte di diversi cittadini israeliani.

«Condanniamo tutti i tentativi di minare lo statu quo in vigore nella Moschea di Al-Aqsa (Haram al-Sharif), nei cortili e tutti gli edifici vicini, e in tutta la città di Gerusalemme. Qualsiasi minaccia alla sua continuità e alla sua integrità potrebbe condurre a conseguenze imprevedibili nell’attuale clima politico. I musulmani hanno diritto al libero accesso e al culto nella Moschea di Al-Aqsa». È quanto scrivono i responsabili delle Chiese di Gerusalemme che in un comunicato esprimono inquietudine, di fronte al clima di violenza che prevale da qualche giorno sulla spianata delle Moschee.

(dall’inviato Sir a Gerusalemme) - «Il tempo delle parole è finito: è giunto il tempo di agire. Il Medio Oriente, lacerato da guerre, sopraffatto da un diluvio di inaudita violenza, sta vivendo una delle peggiori crisi della sua storia». A margine dell’assemblea plenaria del Ccee, in corso a Gerusalemme (fino a domani), a parlare al Sir è il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal.

In Cisgiordania le incomprensioni, la rabbia e il dolore non si fermano. Chi ha avuto occasione di muoversi per quel territorio, che i chek-point a macchia di leopardo continuano a tormentare, sa bene quanto sia difficile (se non impossibile) muoversi in auto da quelle parti.

E’ necessario e urgente “promuovere un clima di fiducia tra Israeliani e Palestinesi e di riavviare i negoziati diretti per raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli, come contributo fondamentale alla pace e alla stabilità della Regione”. E’ quanto è stato ribadito oggi durante l’incontro tra Papa Francesco e il presidente dello Stato d’Israele, Reuven Rivlin. Nel corso dell’udienza, ha riferito la Sala Stampa Vaticana, è stata poi affrontata “la situazione politica e sociale del Medio Oriente, segnata da diversi conflitti, con particolare attenzione alla situazione dei cristiani e di altri gruppi minoritari”.

Oggi, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Papa ha ricevuto in udienza il presidente dello Stato d’Israele, Reuven Rivlin, che ha incontrato successivamente il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, accompagnato da monsignor Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. «Durante i cordiali colloqui – informa la Sala stampa della Santa Sede - è stata affrontata la situazione politica e sociale del Medio Oriente, segnata da diversi conflitti, con particolare attenzione alla situazione dei cristiani e di altri gruppi minoritari.

Le scuole cristiane di Israele hanno indetto uno sciopero ad oltranza a partire da oggi 1 settembre, giorno della riapertura dell’anno scolastico. Causa della protesta le politiche giudicate «discriminatorie» dello Stato israeliano nei loro confronti. Sotto accusa, secondo l’Ufficio delle scuole cattoliche di Israele, sono le restrizioni di bilancio imposte da anni da parte di Israele.