Giungeranno domani all’aeroporto di Fiumicino altri 68 profughi siriani dal Libano grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese. Il giorno dopo ne sono previsti altri 57.
Libano
Ultimi contenuti per il percorso 'Libano'
La situazione in Siria, “con particolare attenzione agli sforzi internazionali per una soluzione politica al conflitto”, l’accoglienza che il Libano presta ai numerosi profughi, così come pure la questione dei cristiani in Medio Oriente. Sono stati questi i temi al centro dell’incontro tra Papa Francesco e il presidente della Repubblica del Libano. Nel corso dell’udienza, ha riferito la Sala Stampa Vaticana, ci si è poi “soffermati sulle buone relazioni bilaterali tra la Santa Sede e il Libano, sottolineando il ruolo storico ed istituzionale della Chiesa nella vita del Paese.
Il presidente libanese Michel Aoun ha incontrato oggi, Papa Francesco nel Palazzo Apostolico in Vaticano. Il capo di Stato, durante la sua visita in Vaticano, ha incontrato anche il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ed altri officiali della Santa Sede.
«Avete alle spalle momenti di grandissime difficoltà. Ma ora vi trovate qui e avete davanti a voi un percorso positivo di integrazione e di cura dei vostri figli. Siate i benvenuti». Con queste parole Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha accolto questa mattina all’aeroporto di Fiumicino altri 50 profughi provenienti dal Libano grazie ai corridoi umanitari.
Lunedì prossimo arriveranno all’aeroporto romano di Fiumicino altri 40 profughi dal Libano grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese.
«Un ulteriore sviluppo di progetti comuni volti a sostenere i fratelli e le sorelle in difficoltà» in Siria e Libano è il frutto della visita che una delegazione ecumenica delle Chiese russe in Medio Oriente. Lo spiega una nota pubblicata dal Dipartimento per le relazioni ecumeniche della Chiesa ortodossa russa, sottolineando la continuità del viaggio (6-7 aprile) con le decisioni prese all’Avana dal patriarca Kirill e Papa Francesco, nel febbraio scorso.
Rifugiati cristiani iracheni e siriani, in fuga dalla guerra, con il sogno americano nel cuore. Sono infatti gli Usa, con Canada e Australia le destinazioni più ambite dai cristiani che rifugiati in Giordania e Libano attendono il rilascio del visto per emigrare. Un esodo lento ma inarrestabile che non contempla l'Europa dove, dicono, «c'è crisi e manca il lavoro».
Chiese che diventano presepi viventi, piene di fedeli che pure nella difficoltà del momento si ritrovano ai piedi della mangiatoia per pregare Gesù, principe della pace. Non si tratta di una rappresentazione e nemmeno di 'pastorelli' come tradizione recita, ma poveri, sfollati, rifugiati, malati, persone private della loro casa, costrette a fuggire dai Paesi di origine, Iraq e Siria in primis, per scampare alla violenza della guerra e dello Stato Islamico.
«Un atto esecrabile, un crimine contro l’umanità»: con queste parole Mohammad Sammak, sunnita, consigliere politico del Gran Mufti del Libano e segretario generale del Comitato libanese islamo-cristiano per il dialogo, commenta l’attentato kamikaze di ieri nel quartiere di Beirut controllato dagli sciiti di Hezbollah che ha provocato almeno 43 morti e oltre 240 feriti.
Un rinnovato impegno a mantenere saldi rapporti con il Libano ed a proseguire sulla strada che ha portato la Regione ad attivare in questo Paese numerosi programmi di cooperazione internazionale nei settori della sanità, dell'istruzione, dell'economia.
« Precedente Successivo » 1 2 3 4 5 6