“State attenti al chiacchiericcio”. “I drammi degli ultimi mesi non ci devono far dimenticare l’amata e martoriata Siria”. Appello per “equa e giusta soluzione”
Siria
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Una guerra iniziata 11 anni fa, «che purtroppo non è ancora finita». Lo scrive suor Marta Luisa dal Monastero trappista di «Nostra Signora Fonte della Pace» di Azeir, in Siria. Dal 2005 infatti un piccolo gruppo di sorelle, provenienti dal monastero di Valserena, in Toscana, si è stabilito vicino ad Aleppo, per dare inizio a una nuova comunità monastica. In un articolo, che viene pubblicato sul numero di Toscana Oggi in uscita questa settimana, la monaca ripercorre i problemi legati al conflitto.
Sono atterrati questa mattina a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 85 rifugiati siriani, che hanno vissuto lunghi anni nei campi profughi della Valle della Bekaa e del nord Libano e che negli ultimi mesi hanno sofferto un peggioramento delle loro condizioni di vita non solo a causa della pandemia, ma anche della gravissima crisi politica, economica e sociale che sta attraversando questo Paese.
Una gara di solidarietà senza precedenti ha condotto Munzir, la moglie Zeynep e i figli Mustafa Sajida e Nura, ad arrivare fino a Siena dalla Siria per ridare loro una nuova vita, ma soprattutto la speranza. Li abbiamo incontrati nell’appartamento di Arbia messo a disposizione della famiglia siriana dalla Caritas dell’arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino
E’ un modo concreto per aiutare il piccolo Mustafa e i suoi familiari
Munzir e Mustafa, padre e figlio siriani senza arti a causa della guerra e protagonisti dello scatto "Hardship of Life" che ha fatto il giro del mondo diventando immagine simbolo del dramma siriano, saranno accolti con tutta la famiglia a Siena
Da Paese di accoglienza il Libano sta diventando Paese d’emigrazione a causa di una pesantissima crisi economica. E per i rifugiati siriani è il disastro totale: mal sopportati, vorrebbero rientrare in Siria ma non possono perché hanno timore di essere perseguitati
La Siria entra oggi nel suo decimo anno di guerra (15 marzo 2011), che ha visto morire circa mezzo milione di persone; gli sfollati sono 12 milioni, dei quali circa 6 sono rifugiati nei Paesi vicini (Libano, Giordania, Turchia, Egitto). Oggi circa il 60% della popolazione rischia la fame.
Appello anche alle parti in conflitto perché diano segni di buona volontà
Il 15 marzo 2011 aveva inizio il conflitto siriano. A dieci anni esatti la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) fa appello agli Stati Uniti e all’Unione Europea affinché siano agevolati gli aiuti umanitari a favore della nazione oggetto di sanzioni.