Myanmar

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Per essere «testimoni della riconciliazione e della pace», bisogna saper dire no alla vendetta e sì al «balsamo della misericordia». È la ricetta per sanare le «ferite della violenza, sia visibili che invisibili», frutto di un conflitto durato 50 anni che Francesco ha indicato nell'omelia della Messa (testo integrale) celebrata al Kyaikkasan Ground di Yangon, davanti a centinaia di migliaia di fedeli.

E’ entrato nel vivo il viaggio di Papa Francesco in Myanmar. Questa seconda giornata nel Paese asiatico è iniziata con un altro fuori programma ovvero l’incontro con 17 leader religiosi buddisti, islamici, indù, ebrei, cattolici e cristiani di altre confessioni. Tema dell’incontro nell’Arcivescovado di Yangon l’unità nella diversità. “L’unità – ha spiegato subito il Papa - non vuol dire essere tutti uguali, non è uniformità perché ognuno ha le sue ricchezze, i suoi valori e anche le sue mancanze”. Unità è piuttosto armonia, condivisione e questo può accadere solo se si vive e si costruisce la pace, nel coro delle differenze. 

«Sono venuto, soprattutto, a pregare con la piccola ma fervente comunità cattolica della nazione, per confermarla nella fede e incoraggiarla nella fatica di contribuire al bene del Paese». Sono le prime parole del primo discorso pubblico del Papa in Myanmar (testo integrale), pronunciato durante l’incontro con le autorità, con la società civile e con i membri del Corpo diplomatico, al Myanmar International Convention Center di Nay Pyi Taw, dove è stato accolto dal consigliere di Stato e ministro degli Esteri, il premio Nobel Aung San Suu Kyi.

«Upon all the beloved people of Myanmar,  I invoke the divine blessings of justice, peace and unity». «Sull’amato popolo del Myanmar, invoco le benedizioni divine della giustizia, della pace e dell’unità». Sono le parole vergate in inglese dal Papa nel Libro d’Onore, durante la visita di cortesia al presidente della Repubblica del Myanmar, Htin Kyaw.

È iniziato il 21° viaggio apostolico internazionale del Papa in Myanmar e Bangladesh. L’aereo con a bordo Francesco  (un A 330 dell’Alitalia) è decollato dall’aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino alle ore 22.10 di ieri ed è atterrato all’aeroporto internazionale di Yangon alle ore 13.20 di oggi, ora locale (le 7.50 ora di Roma).

«Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». È il versetto evangelico al centro dell’Angelus di ieri, pronunciato dal Papa davanti a circa 30mila fedeli, stando ai dati della Gendarmeria vaticana. Il Papa ha anche espresso il suo dolore per l'attentato in Egitto e invitato a pregare per il suo imminente viaggio in Asia.

(da Yangon) «Il Papa, che visita la nostra terra, è un sogno diventato realtà. Era il sogno dei nostri padri, dei nostri nonni. Siamo grati oggi al Papa per questa opportunità che stiamo vivendo. Sentiamo che questa visita è una benedizione per noi». È monsignor John Saw Yaw Han, vescovo ausiliare di Yangon e coordinatore locale del viaggio apostolico, a parlare al Sir nella sede della casa dell’arcivescovado di Yangon che si trova alle spalle della cattedrale cattolica di Saint Mary e che ospiterà Papa Francesco durante il suo soggiorno in Myanmar dal 27 al 30 novembre.