(da Yangon) «Il Papa, che visita la nostra terra, è un sogno diventato realtà. Era il sogno dei nostri padri, dei nostri nonni. Siamo grati oggi al Papa per questa opportunità che stiamo vivendo. Sentiamo che questa visita è una benedizione per noi». È monsignor John Saw Yaw Han, vescovo ausiliare di Yangon e coordinatore locale del viaggio apostolico, a parlare al Sir nella sede della casa dell’arcivescovado di Yangon che si trova alle spalle della cattedrale cattolica di Saint Mary e che ospiterà Papa Francesco durante il suo soggiorno in Myanmar dal 27 al 30 novembre.
Myanmar
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«Un viaggio per portare riconciliazione, perdono e pace». Così il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Greg Burke, riprendendo le parole di Francesco, ha definito il 21° viaggio apostolico internazionale del Papa, in programma in Myanmar e Bangladesh dal 26 novembre al 2 dicembre.
«Cari amici, mentre mi preparo a visitare il Bangladesh ormai tra pochi giorni, desidero inviare una parola di saluto e di amicizia a tutto il suo popolo. Non vedo l’ora del momento nel quale potremo stare insieme». Inizia così il videomessaggio che Papa Francesco ha inviato al popolo bengalese in occasione dell’imminente viaggio apostolico in Bangladesh, che compirà dal 30 novembre al 2 dicembre.
Inizierà domenica 26 novembre, con la partenza in aero da Fiumicino alle 21.40, il viaggio del Papa in Myanmar e Bangladesh, fino al 2 dicembre. A darne notizia è la Sala Stampa della Santa Sede, che ha diffuso oggi il programma ufficiale.
«Dal 25 agosto, oltre 400mila rohingya sono scappati dal Myanmar per andare verso il Bangladesh, e altre migliaia stanno arrivando ogni giorno. Secondo le prime stime, circa il 60% di loro sono bambini». È quanto denuncia oggi l’Unicef in una nota nel quale sottolinea che «il numero cospicuo di rifugiati ha messo sotto pressione i campi per rifugiati preesistenti, con i nuovi arrivati che cercano un rifugio ovunque trovino spazio».
In soli tre giorni almeno 3000 civili appartenenti alla minoranza musulmana dei Rohingya hanno attraversato la frontiera con il Bangladesh in fuga da un'offensiva dell'esercito del Myanmar: lo ha riferito oggi Joseph Tripura, portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr).
Al termine dell'Angelus il Papa ha detto:
«Cari fratelli e sorelle, nei giorni scorsi, grandi alluvioni hanno colpito il Bangladesh, il Nepal e l’India settentrionale. Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni e prego per le vittime e per quanti soffrono a causa di questa calamità. Sono arrivate tristi notizie sulla persecuzione della minoranza religiosa i nostri fratelli Rohingya. Vorrei esprimere tutta la mia vicinanza a loro; e tutti noi chiediamo al Signore di salvarli e suscitare uomini e donne di buona volontà in loro aiuto, che diano loro i pieni diritti. Preghiamo anche per i fratelli Rohingya».
La Chiesa come «casa con fondamenta solide ma dove non mancano le crepe» e quindi sempre da riformare, è stata al centro della preghiera dell'Angelus, ieri in piazza San Pietro. Papa Francesco ha poi pregato per le vittime delle alluvioni e ha espresso la sua vicinanza a «i nostri fratelli rohingya», perseguitati in Myanmar.
Papa Francesco dovrebbe visitare il Myanmar dal 27 novembre 2017, incontrando anche la leader Aung San Suu Kyi, per poi recarsi in Bangladesh il 30 novembre, dove resterà tre giorni. L’indiscrezione viene dall’agenzia cattolica Ucanews, che ha citato fonti ecclesiali e governative.
Eletto il nuovo presidente della Birmania, il primo civile dopo 54 anni di dittatura militare: è Htin Kyaw, un economista di 69 anni, braccio destro della leader dell'Nld (Lega nazionale della democrazia) e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Le speranze di un popolo liberato dalla sopraffazione dei generali e un processo democratico complesso ma inarrestabile.
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