“La settimana prossima sarà trascorso un mese dalle catastrofiche inondazioni che hanno costretto oltre 3,4 milioni di bambini a lasciare le proprie case. Le rapide violente hanno ucciso più di 550 bambini. Senza un significativo aumento del sostegno, temiamo che molti altri bambini perderanno le proprie vite”. Lo dice Gerida Birukila, responsabile dell’Ufficio sul campo in Balochistan dell’Unicef Pakistan, raccontando che gran parte delle aree colpite dalle inondazioni sono ancora sott’acqua
Pakistan
Ultimi contenuti per il percorso 'Pakistan'
“Chiediamo alla comunità internazionale di aiutare con urgenza il Pakistan, colpito dalle alluvioni che hanno portato vastissima distruzione. Pur apprezzando gli sforzi delle istituzioni governative, dell’esercito pakistano, delle diverse organizzazioni religiose e di tutte persone di buona volontà, ci occorre un più ampio supporto per far fronte all’emergenza e riabilitare le vittime di questo disastro naturale”. È quanto dichiara all’agenzia Fides l’arcivescovo Joseph Arshad, vescovo di Islamabad-Rawalpindi e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, mentre la nazione è alle prese con le disastrose conseguenze delle alluvioni che hanno sommerso un terzo del Paese.
La piccola ma organizzata Caritas del Pakistan sta già portando aiuti di emergenza dal mese di luglio alle popolazioni colpite dalle forti piogge monsoniche, peggiorate la scorsa settimana. Ora è letteralmente sott’acqua un terzo del Paese, con oltre 1.200 morti e 1600 feriti, 33 milioni di persone coinvolte di cui la metà bambini.
Il giovane cattolico Akash Bashir è il primo “Servo di Dio” nella storia della Chiesa del Pakistan. e dopo l’annuncio ufficiale della Chiesa cattolica del Pakistan una grande gioia si è diffusa nelle comunità cristiane, si legge in un lancio dell’agenzia Fides.
Sono oltre 5.000 le famiglie di Faisalabad, nella provincia del Punjab, che beneficiano di un programma di aiuti di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). Si tratta di nuclei familiari tra i più poveri della diocesi pachistana minacciati dal Coronavirus.
La famiglia della quattordicenne cattolica Maira Shahbaz, rapita il 28 aprile scorso dal musulmano Mohamad Nakash nei pressi di Faisalabad in Pakistan, ha presentato ricorso in appello all’Alta Corte di Lahore. Il rapitore, già sposato e padre di due figli, ha costretto la minorenne al matrimonio e le ha imposto di rinunciare alla fede cattolica.
“È l’ennesima sconfitta della giustizia e l’ennesima riprova che lo Stato non considera i cristiani come cittadini pachistani”. È il commento rilasciato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da Nagheena Younus dopo l’udienza sul caso della figlia Huma tenutasi stamattina all’Alta Corte del Sindh a Karachi.
Una lettera aperta a 11 donne «influenti» italiane, per chiedere il loro sostegno per Huma Younus, la 14enne cristiana di Karachi in Pakistan, rapita il 10 ottobre scorso e in seguito violentata e costretta a convertirsi all'Islam e a sposare il proprio sequestratore, il musulmano Abdul Jabbar. A scriverla è la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) che da tempo si sta battendo per tenere alta l'attenzione su questo caso nella convinzione che «come ci ha insegnato la vicenda di Asia Bibi, l'eco mediatica e la pressione internazionale hanno il potere di salvare delle vite umane».
«Perseguitati più che mai. Focus sulla persecuzione anticristiana tra il 2017 e il 2019»: è il titolo della ricerca della Fondazione di diritto pontificio «Aiuto alla Chiesa che soffre» (Acs), presentata, giovedì 24 ottobre, a Roma, nella basilica di san Bartolomeo all'Isola, il santuario dei nuovi martiri del XX e XXI secolo. Dalla ricerca emerge che «sono quasi 300 milioni i cristiani che vivono in terre di persecuzione».
Una speciale preghiera per «i fratelli musulmani del Kashmir» è stata organizzata nei giorni scorsi dal Comitato di solidarietà ecumenica di Lahore, di cui fanno parte leader cristiani pakistani di varie confessioni, appartenenti alla Chiesa cattolica, Chiesa anglicana, Chiesa presbiteriana, Esercito della Salvezza.