Yemen

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“Lo Yemen è diventato un inferno per i bambini. Milioni di genitori non sanno se i loro figli riusciranno a sopravvivere da un giorno all’altro. Più di 10.200 bambini sono stati uccisi o feriti. La violenza continua, le mine e i residui bellici esplosivi sono una minaccia costante. Nello Yemen oggi, 4 bambini su 5 hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Senza una soluzione politica in vista, questi bisogni continueranno senza sosta”. E’ l’allarme lanciato da Catherine Russell, direttore Generale dell’Unicef, durante l’Evento di Alto livello sulla crisi umanitaria in Yemen. 

Intorno all’una di notte del 22 dicembre, due razzi hanno colpito l’ufficio di Oxfam ad Al Dhale’e nel sud est dello Yemen, danneggiando gravemente il tetto e l’ingresso della struttura. L’attacco per fortuna non ha causato vittime anche se non è il primo attacco nella zona diretto verso strutture gestite da agenzie umanitarie ultimamente.

«Esprimiamo soddisfazione per una decisione che avrebbe dovuto essere presa e che avevamo sollecitato da tempo». Così il  Coordinamento della società civile italiana che dal 2015 chiede la fine delle forniture di bombe usate per colpire la popolazione dello Yemen commenta la notizia diffusa dall'azienda Rwm Italia: ha reso nota ai propri lavoratori la sospensione per 18 mesi delle esportazioni ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti nel rispetto della «volontà politica del parlamento e del governo».

Una simbolica «pioggia di bombe» davanti al Parlamento italiano per tenere alta l'attenzione sullo Yemen, funestato da quella che oggi rappresenta la più grave crisi umanitaria al mondo. Questo il senso del flash mob svoltosi in mattinata a piazza Montecitorio per chiedere lo stop alle esportazioni di armi italiane utilizzate nel conflitto armato in Yemen.

«Venerdì scorso 7 bambini fra i 4 e i 14 anni sono stati uccisi durante un attacco sul distretto di Mawiyah, nella citta di Taiz, nello Yemen meridionale. Questo attacco porta a 27 il numero di bambini uccisi e feriti nella recente escalation di violenze vicino Sanaa e Taiz negli 11 giorni passati». Lo ricorda, in una nota, Henrietta Fore, direttore generale dell'Unicef. «Questi - precisa - sono solo i numeri che le Nazioni Unite hanno potuto confermare, quelli reali potrebbero essere anche più alti».