«Voi siete i fiori di primavera del dopoguerra. Lavorate per la pace tutti insieme. Che questo sia un Paese di Pace. Pace che ci porterà gioia. La pace si costruisce insieme, musulmani, ebrei, ortodossi e cattolici. Tutti siamo fratelli, tutti adoriamo un unico Dio». Con queste parole, dette a braccio, Papa Francesco si è rivolto ai circa 2000 giovani che assiepavano, dentro e fuori, il centro interdiocesano giovanile «Giovanni Paolo II». (testo integrale)
Bosnia Erzegovina
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Un giovane professore di educazione fisica, cattolico, e una ragazza ortodossa: due vite intrecciate dalla scelta di fede, dall’impegno associativo e dalla convinzione che vivere insieme è possibile. Hanno parlato davanti a Papa Francesco, Darko Majstorovic e Nadežda Mojsilović, aprendo l’incontro con i giovani nel centro diocesano Giovanile «Giovanni Paolo II», ultimo atto del viaggio del Papa a Sarajevo.
«Il dialogo è una scuola di umanità e un fattore di unità, che aiuta a costruire una società fondata sulla tolleranza e il mutuo rispetto». Lo ha detto Papa Francesco nel corso dell’incontro con i leader religiosi che si è svolto oggi nel Centro internazionale studentesco francescano di Sarajevo (testo integrale).
I saluti del presidente della Comunità ebraica in Bosnia ed Erzegovina, Jakob Finci, dell'ortodosso Vladika Grigorje e dell'islamico Husein Kavazovic all'incontro interreligioso con Papa Francesco a Sarajevo.
«Io personalmente e tutti noi vescovi, ma sono certo di parlare a nome di tutta la Chiesa cattolica in Bosnia ed Erzegovina, sentiamo la particolare importanza della cooperazione interreligiosa mediante il dialogo, perché in questo paese viviamo nella diversità per fedi diverse e per appartenenza etnica». A parlare così è il cardinale Vinko Puljic nel suo intervento all’incontro ecumenico e interreligioso nel centro internazionale studentesco francescano.
Picchiati, abusati, torturati, ridotti in fin di vita, massacrati per il loro abito e la loro fede. Tre testimonianze di sacerdoti, religiosi e religiose hanno fatto da sfondo all’incontro nella cattedrale di Sarajevo tra papa Francesco e i consacrati. (testo integrale)
La croce della piccola parrocchia di Dezevice, trivellata dai colpi dell'odio di cui è capace l'uomo, svettava sull'altare costruito nello stadio di Kosevo, dove Papa Francesco ha celebrato la santa messa. Il ricordo di un doloroso passato, ma anche il segno di un futuro consapevole e pieno di speranza, un avvenire fatto di pace, che è il progetto che Dio ha per l'umanità. Davanti a migliaia di persone, che hanno partecipato alla celebrazione con grande trasporto e commozione, il Pontefice ha ricordato che la pace "è un lavoro artigianale", che "richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia". Eppure oggi la pace, che è dono di Dio e opera della giustizia, appare un miraggio lontano. I tanti focolaidi conflitti armati nel pianeta ci fanno vivere una sorta di terza guerra mondiale a pezzi..
Il volo AZ4000 è atterrato all'aeroporto di Sarajevo ore alle
. E da subito l'ottavo viaggio apostolico di Papa Francesco è entrato nel vivo con l'incontro con le autorità della Bosnia ed Erzegovina, presso il palazzo presidenziale. A 18 anni dalla storica visita di San Giovanni Paolo II, in quella che è definita la Gerusalemme d'Europa per la coesistenza di diverse culture ed etnie, il Pontefice è giunto come pellegrino di pace e di dialogo, per ribadire che "la collaborazione tra le varie religioni in vista del bene comune è possibile, che anche le ferite più profonde possono essere sanate da un percorso che purifichi la memoria e dia speranza per l'avvenire".Ha parlato di «un Paese ferito e spossato» il cardinale Vinko Puljić, salutando Papa Francesco, al termine della Messa allo stadio Kosevo.
Immagini dalla visita pastorale di Papa Francesco a Sarajevo nel 20 anniversario degli accordi di pace di Dayton.
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