(Bruxelles) «I 27 Paesi Ue hanno deciso di accettare la richiesta del Regno Unito di un rinvio (flextension) al 31 gennaio 2020». Lo preannuncia informalmente con un tweet il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.
Gran Bretagna
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(da Bruxelles) «È uno scandalo che in Europa si possa morire ancora così e come cristiani non possiamo tacere». Sono un grido di orrore le parole pronunciate dal card. Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece (Commissione delle conferenze episcopali dell'Ue) commentando la tragedia dei 39 corpi trovati senza vita in un container in una zona industriale nell'Essex, nel sudest dell'Inghilterra. Tra le vittime anche un adolescente.
(Strasburgo) «Dopo il voto del Parlamento britannico e l'annuncio del primo ministro Boris Johnson di bloccare la procedura di ratifica, sul tavolo resta la richiesta del governo britannico di una estensione fino al 31 gennaio».
Prima mossa di Boris Johnson dopo lo stop imposto alla Camera dei Comuni sul calendario dei lavori accelerati per la Brexit. Il premier britannico ha annunciato «una pausa» nel processo di approvazione della legge.
Boris Johnson aveva detto più volte che non avrebbe negoziato una nuova estensione con Bruxelles ma alla fine si è dovuto piegare al Benn Act e chiedere a Bruxelles un rinvio della Brexit al 31 gennaio 2020. Ma la situazione rimane incerta...
Rinviato il voto sulla Brexit. Il parlamento britannico ha approvato l’emendamento del parlamentare conservatore moderato Oliver Letwin che obbliga l’assise a discutere e votare le leggi attuative dell’accordo raggiunto prima del voto finale.
A Bruxelles si è lavorato tutta la notte e nella tarda mattinata è giunto l'accordo per il recesso del Regno Unito dall'Unione europea. Ora i tempi sono strettissimi e gli ostacoli da superare rimangono notevoli. Anche perché un divorzio senza regole aprirebbe scenari peggiori di quanto si possa prevedere sul piano politico, economico e della pace fra le due Irlande.
Rapporti sempre più tesi tra Londra e i Ventisette. Johnson punta al recesso il 31 ottobre, ma c'è il rischio di un «no deal» con tutte le conseguenze politiche, economiche e sociali. A rischio i diritti dei cittadini e la pace in Irlanda. L'ultima parola potrebbe spettare al Consiglio europeo della prossima settimana.
«Negli ultimi giorni, è stato inaccettabile l’uso delle parole, sia nei dibattiti sia fuori dal Parlamento. Dovremmo parlare con gli altri con rispetto. E dovremmo anche ascoltare». I vescovi della Chiesa d’Inghilterra prendono la parola, nei giorni in cui la tensione si acuisce in Gran Bretagna attorno al Brexit.
Mercoledì 30 ottobre i vescovi delle forze armate del Regno Unito e dell'Argentina saranno a Roma dal papa in occasione della restituzione all'Argentina della Statua di Nostra Signora di Luján di Port Stanley, portata via al termine della guerra.
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