Continua l'inverno permanente di Westminster, il braccio di ferro tra parlamento britannico ed esecutivo che rende Brexit un enigma senza soluzione proiettando la Gran Bretagna verso un'uscita senza accordo dalla Ue. Ieri sera i legislatori hanno bocciato cinque emendamenti sul processo di uscita del Regno Unito dall'Unione europea dicendo alla premier che non vogliono cambiare il suo approccio a Brexit.
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(Strasburgo) Rammarico, preoccupazione, rinnovata disponibilità al dialogo accompagnata da fermezza: da Strasburgo emergono sentimenti diversi ma una sola linea comune sul Brexit, che chiede a Londra di decidere. Nella sede del Parlamento europeo è in corso un dibattito fra le istituzioni Ue, dopo che ieri sera, circolata la notizia della bocciatura a Westminster dell'accordo per il divorzio dall'Ue, si era già espresso chiaramente il presidente della Commissione: «il tempo è quasi scaduto».
Nella cittadina britannica si danno appuntamento, il 16 e 17 gennaio, cinquanta vescovi, metà dei quali anglicani e metà cattolici. Il reverendo Worthen spiega al Sir: «Spiritualità, teologia e convivenza saranno gli ingredienti dell'incontro». Agenda fitta: liturgie e dibattiti, riflettori puntati sulla Dichiarazione «Camminare insieme sulla strada».
Lunga lettera aperta (5 pagine) firmata da Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, e da Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione, inviata oggi alla premier britannica Theresa May alla viglia del voto a Westminster sull'accordo per il recesso di Londra dalla Ue.
(Londra) «Prego per la premier Theresa May e per gli altri politici ogni giorno. Sono sicuro che a pagare il prezzo di un'uscita senza accordo dall'Unione europea saranno i più poveri e vulnerabili». È il primate anglicano Justin Welby, in un'intervista con la radio cristiana «Premier Christian Radio», a lanciare l'allarme contro il «no deal».
Si apre con una lettera inviata alla premier britannica Theresa May e firmata da duecento parlamentari, di diversi partiti politici, alcuni pro e altri contro Brexit, la ripresa dell'attività politica di Westminster. I deputati britannici invitano il primo ministro a escludere il «no deal Brexit», ovvero una rottura netta con l'Unione europea, che provocherebbe - sostengono - un danno irreparabile all'economia britannica.
(Bruxelles) Il backstop, ossia la soluzione «di salvaguardia», è «intesa quale polizza d'assicurazione volta a evitare una frontiera fisica sull'isola d'Irlanda e a garantire l'integrità del mercato unico». Lo si legge nel capitolo delle Conclusioni del Consiglio europeo, in corso tra ieri e oggi a Bruxelles, dedicato al Brexit.
Brexit: vescovi inglesi dicono no al programma di registrazione «Settlement Scheme» per cittadini Ue
Il governo inglese lancerà presto un programma di registrazione - il «Settlement Scheme» - rivolto ai cittadini dell'Ue che vivono in Inghilterra, per accedere ad «una via legale» di soggiorno, dopo il Referendum del 2016 che ha decretato il divorzio dell'Inghilterra dall'Ue. Ma la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles si «oppone fermamente» a questa decisione perché «addebita alle persone la garanzia di diritti che già detengono».
(da Londra) Una Theresa May vittoriosa, ma profondamente indebolita nella sua leadership, con 117 parlamentari conservatori che le hanno tolto la fiducia. La maggioranza di 200 deputati che l'hanno scelta - aveva bisogno di almeno 159 voti per superare questo test - non le danno quel margine di vantaggio che rende la sua guida forte e indiscussa.
Il premier Conte è intervenuto stamani alla Camera nel corso delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre, facendo il punto sulle trattative sulla manovra e parlando anche degli altri temi all'ordine del giorno, dalla Brexit alle politiche migratorie.