Irlanda

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A Bruxelles si è lavorato tutta la notte e nella tarda mattinata è giunto l'accordo per il recesso del Regno Unito dall'Unione europea. Ora i tempi sono strettissimi e gli ostacoli da superare rimangono notevoli. Anche perché un divorzio senza regole aprirebbe scenari peggiori di quanto si possa prevedere sul piano politico, economico e della pace fra le due Irlande.

Rapporti sempre più tesi tra Londra e i Ventisette. Johnson punta al recesso il 31 ottobre, ma c'è il rischio di un «no deal» con tutte le conseguenze politiche, economiche e sociali. A rischio i diritti dei cittadini e la pace in Irlanda. L'ultima parola potrebbe spettare al Consiglio europeo della prossima settimana.

(Londra) La premier britannica Theresa May dichiara una nuova posizione sul Brexit, lasciando intravvedere un rinvio, pur breve, del divorzio dall'Ue, rispetto alla data prefissata del 29 marzo. Il suo discorso odierno alla Camera dei Comuni conferma che il governo e il parlamento non sono ancora riusciti a trovare una soluzione e una posizione comune. 

(Strasburgo) Rammarico, preoccupazione, rinnovata disponibilità al dialogo accompagnata da fermezza: da Strasburgo emergono sentimenti diversi ma una sola linea comune sul Brexit, che chiede a Londra di decidere. Nella sede del Parlamento europeo è in corso un dibattito fra le istituzioni Ue, dopo che ieri sera, circolata la notizia della bocciatura a Westminster dell'accordo per il divorzio dall'Ue, si era già espresso chiaramente il presidente della Commissione: «il tempo è quasi scaduto».

(Bruxelles) Il backstop, ossia la soluzione «di salvaguardia», è «intesa quale polizza d'assicurazione volta a evitare una frontiera fisica sull'isola d'Irlanda e a garantire l'integrità del mercato unico». Lo si legge nel capitolo delle Conclusioni del Consiglio europeo, in corso tra ieri e oggi a Bruxelles, dedicato al Brexit.