Prosegue l'offensiva del generale Haftar su Tripoli: migliaia gli sfollati, mentre l'Onu riferisce di 47 morti e 181 feriti in tre giorni di combattimenti. Rinviata la conferenza nazionale a Gadames del 14-16 aprile.
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I rifugiati e i migranti che hanno tentato di raggiungere l'Europa attraverso il Mar Mediterraneo nel 2018 hanno perso la vita «a un ritmo allarmante, mentre i tagli alle operazioni di ricerca e soccorso hanno consolidato la posizione di questa rotta marittima come la più letale al mondo». Secondo l'ultimo rapporto Viaggi disperati, reso noto oggi dall'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, in media sei persone hanno perso la vita nel Mediterraneo ogni giorno.
17 persone sono state trovate morte questa settimana al largo delle coste spagnole, portando a più di 2.000 il numero delle vite perse quest'anno nel Mediterraneo. La maggior parte dei decessi è stata registrata durante gli attraversamenti in direzione dell'Italia, rappresentando oltre la metà di tutti i decessi registrati quest'anno, nonostante la Spagna sia divenuta la principale destinazione dei nuovi arrivi, con più di di 48.000 persone, rispetto alle circa 22.000 in Italia e alle 27.000 in Grecia. Sono le cifre rese note oggi dall'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Nella notte di martedì 16 ottobre l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha evacuato con successo 135 persone dalla Libia al Niger, mentre a Tripoli si registra una situazione di sicurezza sempre più instabile.
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) esorta oggi le parti in conflitto a Tripoli, in Libia, «a risparmiare i cittadini e le infrastrutture civili e a consentire l'accesso ad aree più sicure a coloro che cercano protezione».
A 7 anni dall'indipendenza la vita di milioni di persone dipende esclusivamente dagli aiuti umanitari, l'inflazione è in costante aumento, le infrastrutture distrutte, l'economia in ginocchio. Caritas italiana continua a sostenere la popolazione con un nuovo e articolato programma in Sud Sudan e in Uganda, in collaborazione con le Caritas locali e con l'organizzazione Medici con l'Africa Cuamm.
Il 29 giugno, almeno 100 persone sono morte dopo che una barca che trasportava circa 123 rifugiati è affondata al largo della costa di Tajoura in Libia. A darne notizia, aggiornando il bilancio precedentemente comunicato, è l'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in una nota nella quale si dice «profondamente addolorata per l'ultima tragedia avvenuta nel Mar Mediterraneo».
Non si è ancora risolto il braccio di ferro tra i governi di Italia e Malta per lo sbarco dell'Aquarius, nave da ricerca e soccorso dell'ong Sos Méditerranée con 629 migranti provenienti dal Nord Africa a bordo, tra cui 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte. Centro Astalli, «no a trattative politiche o dispute tra governi sulla vita dei migranti».
«Mentre gli Stati europei hanno aumentato le misure per controllare l’accesso ai loro territori, chi cercava protezione internazionale in Europa ha compiuto viaggi ancora più pericolosi, attraverso contrabbandieri o percorsi alternativi, per raggiungere le destinazioni agognate». È quanto si legge sulle pagine del rapporto «Viaggi disperati», appena pubblicato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr).
(da Addis Abeba) Stasera 113 eritrei, somali e sud sudanesi partiranno con l’Ethiopian Airlines dall’aeroporto di Addis Abeba alla volta di Roma, dove saranno accolti dagli operatori di Caritas italiana e della Comunità di Sant’Egidio e di Gandhi Charity. I rifugiati saranno ospitati presso 18 diocesi italiane e inseriti per un anno nel progetto di Caritas Italiana «Protetto. Rifugiato a casa mia».