Partiamo da un punto chiaro, anzi chiarissimo, da quel punto che, per quanto collocato alla coda del Rapporto annuale 2016, meriterebbe di starne in cima: «Alla fine del lungo periodo di crisi», dice dunque l’Istat, «la diseguaglianza è aumentata nella maggior parte dei paesi europei. Le difficili condizioni dell’economia hanno influito in particolare sui livelli di diseguaglianza (lavoro e capitale)».
Natalità
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Migliaia di famiglie si sono date appuntamento ieri al Colosseo per richiamare l’attenzione della società, della politica e delle Istituzioni sull’emergenza demografica in Italia. «Nel giorno della festa della mamma, vogliamo porre al centro dell’opinione pubblica il tema dei prossimi vent’anni in Italia: il fatto che non facciamo più figli» ha detto Gianluigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari.
Eurostat, nascite in lieve risalita. Record in Francia, male Polonia e Italia. Primo parto a 29 anni
(Bruxelles) Poco più di cinque milioni di culle l’anno nell’Ue, con un tasso di fecondità in lieve aumento. Le donne partoriscono il primo figlio mediamente a 29 anni d’età. Sono i dati che presenta oggi Eurostat con un corposo documento con numeri e tabelle sulla natalità nel Vecchio continente.
Sono state 474mila, 12mila in meno rispetto al 2015 ed è un nuovo minimo storico. In crescita, invece, i nuovi «cittadini italiani». Per Gian Carlo Blangiardo, ordinario di demografia all’università di Milano Bicocca, «dobbiamo prendere atto che si tratta di un elemento sistematico».
Nel 2015 sono nati 485.780 bambini, quasi 17mila in meno rispetto all’anno precedente. Una diminuzione in atto da vari anni in Italia (-91mila neonati sul 2008) e che, secondo l’Istat, «prosegue e sembra rafforzarsi nel 2016» visto che «secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-giugno 2016, i nati sono 14.601 in meno rispetto allo stesso periodo del 2015».