“La vita è un cammino”, “che non si può percorrere da soli”. Lo ha detto Papa Francesco, incontrando in Vaticano i membri del Korean Council of Religious Leaders. Ricordando con gioia e gratitudine il viaggio apostolico compiuto nella Repubblica di Corea, nell’agosto del 2014, il Pontefice ha chiarito che “il dialogo interreligioso, fatto di contatti, incontri e collaborazione, è una sfida protesa al bene comune e alla pace”. E il mondo oggi domanda risposte e impegni condivisi su vari temi: “la fame e la povertà che ancora affliggono troppe popolazioni, il rifiuto della violenza, in particolare quella commessa profanando il nome di Dio e dissacrando la religiosità umana, la corruzione che alimenta in ...
Nucleare
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«Ai Leader religiosi è chiesto di aprire, favorire e accompagnare processi di bene e riconciliazione per tutti: siamo chiamati a essere banditori di pace, annunciando e incarnando uno stile nonviolento, uno stile di pace, con parole che si differenziano dalla narrativa della paura e con gesti che si oppongono alla retorica dell’odio». Lo ha affermato questa mattina Papa Francesco ricevendo in udienza i rappresentati del Korean Council of Religious Leaders.
Sabato 2 settembre, i leader delle sette religioni principali in Corea avranno una udienza speciale con il Santo Padre. «Chiederemo a papa Francesco la sua preghiera e il suo aiuto per il popolo coreano e la riunificazione della penisola coreana», dice al Sir monsignor Igino Kim Hee-joong, arcivescovo di Gwangju e presidente della Conferenza episcopale coreana.
Proseguire sulla linea del dialogo a tutti i costi. È quanto chiede la Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale coreana in un comunicato diffuso oggi, al termine di una riunione che si è svolta proprio all’indomani dell’ennesimo lancio di un missile da Pyongyang.
Riunione straordinaria d’urgenza oggi per il Consiglio di sicurezza dell’Onu su richiesta di Usa, Corea del Sud e Giappone dopo il lancio da parte del regime nordcoreano di un missile balistico che ha sorvolato lo spazio aereo nipponico. La riunione verterà «sulle minacce alla pace e alla stabilità».
Nel 70° dell’Indipendenza della Corea (15 agosto 2017), i vescovi coreani intervengono con un messaggio sulla crescente tensione innescata dai test missilistici della Corea del Nord esprimendo l’auspicio che «non scoppi la guerra in Corea».
I vescovi della Corea del Sud sono preoccupati per il clima di tensione tra Usa e Corea del nord e le minacce di iniziative nucleari.
«Questa votazione molto importante è un passo nuovo nella ricerca della pace». Così mons. Silvano Maria Tomasi, segretario delegato del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, commenta a Radio Vaticana l’adozione, da parte delle Nazioni Unite, di un trattato che proibisce l’uso delle armi nucleari, fino ad ora le uniche armi di distruzione di massa senza un apposito documento che le vieti.
«Grande gratitudine» per il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari siglato ieri alle Nazioni Unite ha espresso oggi Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), perché significa «proteggere tutti i Paesi e il pianeta che è la nostra casa. Potrebbe salvare milioni di vite umane».
«La natura indiscriminata e sproporzionata delle armi nucleari obbliga il mondo a muoversi oltre la deterrenza nucleare. Invitiamo gli Stati Uniti e le nazioni europee a lavorare con altre nazioni per tracciare una strategia credibile, verificabile e applicabile per la totale eliminazione di armi nucleari». La richiesta è contenuta in una dichiarazione dell’arcivescovo Jean-Claude Hollerich, presidente di «Justita et Pax» Europa, e dal vescovo Oscar Cantú, presidente del Comitato dei vescovi americani per la pace e la giustizia internazionale.
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