Conflitti

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Si rivolge anche alla delegata Onu per i Diritti umani e all'Alto commissario Onu per i Diritti umani, considerando opportuno un suo intervento sulla situazione venezuelana «ormai insostenibile», il presidente della Conferenza episcopale venezuelana, mons. José Luis Azuaje, arcivescovo di Maracaibo, in un'intervista al sito dell'arcidiocesi di Santiago del Cile. 

Mentre si continuano a vivere a Caracas e in tutto il Venezuela ore di tensione (ieri Juan Guaidó, presentando il suo programma per far ripartire il Paese, ha denunciato che le forze speciali erano entrate in sua assenza a casa sua), si è tenuta ieri a Caracas, nella sede della Conferenza episcopale venezuelana (Cev) una riunione tra la Presidenza della Cev e i superiori e le superiore delle varie Congregazioni, che compongono la Confederazione venezuelana delle religiose e dei religiosi del Venezuela.

«In nome di Dio, e in nome del popolo che soffre, i cui lamenti salgono fino al cielo… cessi la repressione». E’ un appello addolorato prendendo a prestito le parole di San Oscar Arnulfo Romero quello lanciato oggi dalla Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale venezuelana, in merito alle proteste represse con la forza dalle forze armate del governo di Nicolas Maduro, dopo l’autoproclamazione come presidente ad interim di Juan Guaidò.

Papa Francesco nel discorso che ha rivolto quest’anno al Corpo diplomatico si è soffermato soprattutto sull'importanza della collaborazione fra le nazioni e della diplomazia multilaterale, che oggi rischia invece di essere indebolita dal riemergere di tendenze nazionalistiche. Bisogna cercare il bene di tutti i popoli, anche accettando «gli inevitabili compromessi», perché altrimenti si assiste alla sopraffazione del più forte sul più debole e i problemi si aggravano.

Anche se la guerra continua ancora in alcune zone del paese, non mancano in Siria «i primi segni» di una pace prossima. Tra questi «intere città, come Aleppo, che hanno trovato pace e sicurezza». È quanto si legge nel messaggio di Natale di mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo dei greco-melkiti, dove viene tracciato un bilancio delle attività pastorali e umanitarie del 2018. 

In Yemen, oltre mezzo milione di persone, in fuga dai combattimenti e senza cibo, si trovano in questo momento a dover sopravvivere senza riparo, al gelo dell'inverno. Il tutto in un contesto in cui si contano 3 milioni di sfollati e 1 persona su 2, vale a dire 14 milioni di yemeniti, è sull'orlo della carestia: di questi 1,8 milioni sono bambini (400mila sotto i 5 anni) e 1,1 milioni donne incinte. Continuano a non avere accesso all'acqua potabile 16 milioni di yemeniti, di cui 11,6 in modo grave. È la «catastrofe umanitaria senza precedenti» denunciata oggi da Oxfam.

Ricevendo un gruppo di nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, Papa Francesco ha invitato a trarre lezione dalle due grandi guerre del secolo passato. Ha anche ammonito che «nessuna efficace soluzione umanitaria può ignorare la nostra responsabilità morale” verso i migranti».