Il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha consegnato al presidente siriano Bashar Hafez al-Assad una lettera personale di Papa Francesco per chiedere di fermare la catastrofe umanitaria a Idlib. Ne spiega il contenuto il Segretario di Stato.
Conflitti
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«In Siria la guerra non è ancora finita, il terrorismo non è ancora stato sconfitto e i nostri fratelli hanno più che mai bisogno del nostro aiuto!». Lo afferma il direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), Alessandro Monteduro, lanciando una nuova iniziativa della Fondazione a sostegno di due differenti progetti per i cristiani siriani.
Soddisfazione per l'annuncio del vice premier Di Maio di voler bloccare le esportazioni di armi italiane verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti è stato espresso da Save the Children, che chiede ora atti ufficiali.
Un messaggio sulla situazione del Paese, considerata «drammatica» e sempre più grave ogni giorno che passa. È quello diffuso ieri pomeriggio dalla Conferenza episcopale venezuelana (Cev), al termine della propria assemblea plenaria, tenutasi a Caracas.
Una simbolica «pioggia di bombe» davanti al Parlamento italiano per tenere alta l'attenzione sullo Yemen, funestato da quella che oggi rappresenta la più grave crisi umanitaria al mondo. Questo il senso del flash mob svoltosi in mattinata a piazza Montecitorio per chiedere lo stop alle esportazioni di armi italiane utilizzate nel conflitto armato in Yemen.
Henrietta Fore, direttore generale dell'Unicef, ha denunciato l'uccisione di 7 bambini in un attacco al villaggio di Mhambel, nel nord-ovest della Siria. E dall'inizio dell'anno stessa sorte è toccata a 140 bambini e ragazzi.
«La nostra preghiera non dev'essere limitata solo ai nostri bisogni, alle nostre necessità: una preghiera è veramente cristiana se ha anche una dimensione universale». Lo ha detto il Papa, durante l'Angelus di ieri, in cui ha invitato a pregare «con cuore aperto» e «con spirito missionario». Appello per i migranti nei centri di detenzione in Libia, dopo strage nel centro di Tajoura.
«Profonda preoccupazione per l'escalation delle violazioni israeliane contro il popolo palestinese in generale e la presenza cristiana in Palestina con particolare attenzione a Gerusalemme» è stata espressa dal presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) in una lettera indirizzata a Papa Francesco e consegnata, probabilmente settimana scorsa, dall'ambasciatore palestinese presso la Santa Sede, Issa Kassissieh.
Ha parlato della difficile situazione in Ucraina Papa Francesco, ricevendo stamani in udienza, nella Sala Bologna del Palazzo apostolico vaticano, i membri del Sinodo permanente della Chiesa greco-cattolica ucraina. A loro ha chiesto di dare testimonianza di speranza cristiana.
«Un'indagine approfondita e indipendente che determini le dinamiche di quanto accaduto e ne individui i responsabili affinché ne rispondano», insieme ad una ferma condanna di «questo e ogni altro attacco alle vite dei civili» con la richiesta «che sia posta immediatamente fine alla detenzione di migranti e rifugiati» viene espressa oggi dall'Unchr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) dopo aver appreso «il bilancio scioccante» delle vittime dell'attacco avvenuto ieri notte contro il Centro di detenzione di Tajoura, a est di Tripoli.