I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia del governo Draghi saranno espulsi. La conferma è arrivata poco dal senatore Vito Crimi: "I 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all'opposizione. Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del MoVimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo"
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La squadra dell'ex presidente della Bce vanta numeri record a Palazzo Madama, con i suoi 262 sì, 40 no e due astensioni. Ma il voto di fiducia al Senato per il governo Draghi ha diviso il M5s. Adesso la fiducia alla Camera
Ieri il primo via libera della Camera al ddl Zan contro l'omotransfobia. Parla il presidente di Scienza & Vita e prorettore vicario dell'Università europea di Roma, secondo il quale le modifiche normative proposte "soffrono di uno strutturale difetto di determinatezza" e rischiano di incrinare il principio della libertà di espressione.
Nell’avvicinarsi della data del referendum costituzionale, occorre in primo luogo chiedersi come ad esso si è giunti. L’art. 138 Cost. prevede che una riforma costituzionale deve essere approvata con doppio passaggio in ciascun ramo del Parlamento, e che nella seconda votazione essa deve ottenere la maggioranza dei due terzi dei componenti; se invece viene approvata dalla (sola) maggioranza assoluta, su di essa può essere richiesto referendum da 500.000 elettori, oppure da cinque consigli regionali oppure ancora da un quinto dei membri di ciascuna camera.
Il 20 e 21 settembre saremo chiamati alle urne per il referendum costituzionale per esprimerci sulla proposta di riduzione del numero dei parlamentari. Due costituzionalisti toscani ci spiegano le ragioni del voto: per il "Sì" Stefano Ceccanti, per il "No" Andrea Simoncini
Tra martedì e mercoledì le Camere hanno dato il via libera alla proroga dello stato d'emergenza, prolungato fino al 15 ottobre con deliberazione del Consiglio dei ministri. Le risoluzioni approvate, presentate dalle stesse forze di maggioranza, hanno fissato una serie di criteri che circoscrivono l'ampiezza del provvedimento e impegnano il governo al sistematico coinvolgimento del Parlamento. Del resto, se le ragioni dell'emergenza sono ancora obiettivamente attive – soprattutto se si guarda al contesto internazionale – la situazione consente di individuare procedure meno convulse rispetto alla prima fase della pandemia
“Il carico ideologico dell’articolato è tale che perfino l’on. Ceccanti, relatore del parere di ieri in Commissione Affari costituzionali oggi rassicura (chi?) che i rilievi critici da lui medesimo formulati saranno esaminati in Aula”. Così il Centro studi Rosario Livatino in una nota diffusa poco fa.
Il comitato per i pareri della Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati ha espresso un parere favorevole sul testo unificato della legge contro la omotransfobia , ma con alcune condizioni.
"Perché non introdurre, accanto al divieto di discriminazione verso gli omo e transessuali, anche il divieto di discriminazione verso chi pensa, ad esempio, che la famiglia è fondata sul matrimonio e che le unioni tra lo stesso sesso non sono sinonimo di famiglia?". A lanciare la provocazione è la sociologa Giulia Paola Di Nicola, che analizza per il Sir il ddl Zan sulla omotransfobia, in arrivo in Aula il 27 luglio
Il provvedimento viene da lontano. Il Forum delle associazioni familiari si batte per l'assegno unico da anni, con una tenacia che non è mai venuta meno di fronte ai continui rinvii e alle promesse non mantenute. Adesso la misura viene a inserirsi nella strategia complessiva che il Governo ha recentemente elaborato nel cosiddetto Family Act, di cui l'assegno rappresenta uno dei pilastri principali.