«Le sono spiritualmente vicino e desidero esprimerle sentimenti di sincera stima e di vivo apprezzamento per il suo generoso ed esemplare servizio alla nazione italiana, svolto con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune». È quanto esprime Papa Francesco in un telegramma a Giorgio Napolitano in occasione delle sue dimissioni da presidente della Repubblica italiana.
Quirinale
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L'Azione Cattolica Italiana esprime «gratitudine e affetto» per Giorgio Napolitano che oggi conclude il suo mandato presidenziale.
Economia in difficoltà, crisi morale, riforme lontane e dai contenuti molto incerti: a ben vedere, si capiscono le ragioni della stanchezza di Napolitano. La realtà è che l’Italia di oggi somiglia molto a quella del 1992, quando al Quirinale salì Oscar Luigi Scalfaro. Il prossimo presidente, che forse uscirà solo al termine di una lotta lunga e defatigante, dovrà essere capace di infondere la stessa fiducia.
«Spetta alle Istituzioni e ai Governi agire sulle cause sociali ed economiche che portano alcuni esseri umani ad abusare di altri, attraverso forme di costrizione fisica e psicologica mentre, sul piano politico, l‘attenzione deve essere rivolta in primo luogo alle politiche del lavoro e all‘istruzione, che costituiscono gli strumenti fondamentali per costruire una società più giusta e rispettosa dell‘uomo». È quanto scrive il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera inviata a Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale della pace celebrata ieri.
Il costituzionalista Carlo Fusaro, docente all'Università di Firenze, analizza i passaggi significativi del nono e ultimo messaggio: «L'eccezionalità della rielezione ha permesso di far decollare una legislatura che tutti pensavamo 'nata morta', e invece sta operando un'incisiva riforma del sistema, operazione che Napolitano rivendica con forza, invitando a portarla 'a piena conclusione'».
«Funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente». È quanto ha confermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso di fine anno, rivolto – come ha detto – ai comuni cittadini e non ai suoi interlocutori istituzionali. Un discorso di 21 minuti, «un po’ diverso dal passato», come ha premesso, sottolineando che le sue «riflessioni» saranno «anche per chi presto sarà al mio posto».
Missione compiuta. Dovrebbe essere questo il senso del nono, e ultimo, discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Un abbonato lancia attraverso il settimanale un appello al presidente Napolitano.
Mentre Francesco è in volo per la Turchia, consueto scambio di messaggi con il presidente della Repubblica italiana.
Tradizionale scambio di messaggi tra il Papa e il Presidente della repubblica, in occasione dei suoi viaggi all'estero.