«Non lo so se chiedo molto, ma veramente chiedo che un po’ tutti sotterrino l’ascia di guerra fatta di parole pesanti, fatta anche di espressioni tante volte al limite della volgarità». Lo ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando i risultati del recente Referendum.
Referendum
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Il voto referendario oltre ad affermare che gli italiani preferiscono conservare la Costituzione così com’è, porta con sé la consapevolezza di un Paese diviso. E conferma come l’Italia resti un Paese complesso che ha bisogno di classi dirigenti capaci di governare la complessità. Toscana in controtendenza
Con il 59,12% dei voti (19.418.356) il No ha vinto al referendum costituzionale e Matteo Renzi si recherà oggi dal presidente della Repubblica per rimettere il mandato.
Votare non è mai un atto di routine. In questo caso la partecipazione alle urne assume una rilevanza veramente straordinaria per il nostro Paese. La legge costituzionale modifica aspetti significativi dell’assetto istituzionale della Repubblica, così come risulta dalla Carta del 1948 e dalle leggi di revisione già approvate.
La riforma costituzionale voluta dal governo Renzi è la più vasta mai intrapresa (in allegato testo della Costituzione vigente con a fronte tutti gli articoli cambiati). Prevede, infatti, la modifica di oltre 40 articoli su 139. Ecco una nostra guida al voto.
Presentiamo questa settimana le posizioni sul voto del 4 dicembre presenti all’interno del mondo cattolico. C’è chi si schiera apertamente per una parte o per l’altra ma prevale l’invito alla pacata riflessione. Dai vertici della Conferenza episcopale è arrivato l’invito a informarsi e a partecipare perché la posta in gioco è importante. Mons. Galantino: «Non ci piace una politica fatta di rivalse e interessi di bottega».
Siamo all'ultima settimana di una brutta campagna elettorale per il referendum confermativo di un'ampia riforma della Costituzione. Ad ogni modo, non spaventiamoci di fronte alle previsioni catastrofiche di una parte o dell’altra...
Dopo aver affrontato, in tre puntate, i vari punti del referendum costituzionale, concludiamo l’approfondimento con un’intervista a due costituzionalisti: Stefano Ceccanti («La Sapienza» di Roma) e Enzo Di Salvatore (Università di Teramo). Ceccanti: «La riforma era necessaria per tre motivi: togliere la doppia fiducia, ridisegnare i rapporti Stato-Regioni e superare la decretazione d’urgenza». Di Salvatore: «Si sarebbe dovuto porre al centro il cittadino, rendendo autenticamente federale il sistema politico e potenziando lo Stato sociale»..
Il 4 dicembre, «in ballo c’è molto di più del referendum». Ne è convinto Carlo Costalli, presidente di Mcl (Movimento Cristiano Lavoratori), che ha aperto questo pomeriggio a Roma un incontro organizzato insieme al Comitato Famiglie per il no al referendum costituzionale.
Per quest’ultimo punto del quesito referendario il confronto va fatto non con il testo del 1948, ma con quello modificato quindici anni fa dal centro-sinistra e che nel tempo ha mostrato tanti problemi. Viene introdotta una «clausola di supremazia» per il governo centrale anche su materie di competenza non esclusivamente statale.
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