Roma

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Una «Lettera alla Città», diretta non solo alla comunità ecclesiale ma anche alle istituzioni, ai cittadini, alle forze vive del territorio. Vent’anni dopo il Sinodo diocesano e alla vigilia del Giubileo della Misericordia, la Chiesa di Roma presenterà alla stampa il documento che è il frutto del lavoro maturato in un anno e mezzo nel Consiglio pastorale diocesano, l’organismo di consulenza presieduto dal cardinale vicario Agostino Vallini e composto dai vescovi ausiliari, da sacerdoti e religiose e da un gran numero di laici.

«Non in senso giuridico, ma in senso simbolico», precisa Jens-Martin Kruse, pastore della Comunità evangelica luterana che accoglierà il Papa il 15 novembre: «Vogliamo fare con lui una grande festa della fede». E ancora: «È una visita pastorale come il Papa fa spesso nelle parrocchie romane della Chiesa cattolica. Questa volta invece verrà a trovare una chiesa luterana». Sintonia sul tema della misericordia.

Il sociologo Giuseppe De Rita analizza lo stato della città: «Quella romana è una società fragile, debole, frastagliata». E ancora: «Noi romani non abbiamo sviluppato appieno il senso della dignità di Roma capitale». Il ruolo limitato del Campidoglio e la politica che «dovrebbe provare a indicare una direzione, a dare un'ambizione condivisa a una società seduta». I cattolici? Una risorsa e una speranza perché «sviluppano e perseguono un senso comunitario»

Non siamo in grado di rispondere a una domanda così difficile. Ci attribuiremmo un ruolo che è certamente superiore alle nostre capacità di analisi. Ma da cittadini italiani, nati a Nord e a Sud del Tevere, che riconosciamo in Roma la nostra Capitale, vorremmo che qualcuno responsabilmente ci rispondesse senza falsi pudori, senza sconti emotivi e soprattutto senza alibi antropologici.

«Un fatto gravissimo, che tuttavia può aiutare la Chiesa a fare un passo in avanti. Fino a comprendere che il male è vicino a noi, e a volte può arrivare fin sotto l’altare». Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, per 13 anni vescovo di Locri-Gerace, in un’intervista oggi a «La Repubblica» si dice convinto che i funerali di Vittorio Casamonica possano aiutare la Chiesa tutta «a guardare con maggiore realismo il territorio che la circonda». 

«Avessimo saputo prima, non avremmo mai celebrato quel funerale. Ci opponiamo a qualsiasi propaganda mafiosa»: a parlare così ad «Avvenire» del funerale di Vittorio Casamonica è monsignor Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma Est, il settore capitolino nel quale ricade la parrocchia di don Bosco. 

Un racconto in presa diretta dal campo di accoglienza allestito dalla Croce Rossa Italiana. La vita scorre tranquilla, in attesa dell’occasione per ripartire verso il Nord Europa. Un occhio di riguardo per i bambini: sarà allestita per loro una ludo-tenda. Si pensa anche ad un piccolo luogo di culto. Una gara di solidarietà silenziosa vede coinvolti associazioni e parrocchie. E i cittadini residenti portano di tutto.