Mantas Kvedaravicius non è propriamente un nome conosciuto, neanche tra gli addetti ai lavori, ma ha avuto il suo momento di fama lo scorso aprile quando, girando a Mariupol il seguito al suo documentario del 2016, i soldati russi lo hanno scambiato per un cecchino dell'esercito ucraino, lo hanno catturato, torturato, e fatto trovare morto giorni dopo.
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Bellocchio è un autore che riesce a sorprenderci sempre, anche ora che si è cimentato con una mini serie tv di sei puntate uscita in anteprima al cinema suddivisa in due parti. Ce ne occupiamo in questa rubrica sia per la collocazione temporanea sul grande schermo, sia perché, tematicamente, il lavoro si inserisce appieno nella filmografia del regista che ha usato, qui, un linguaggio televisivo, fatto per lo più di primi piani e dialoghi, ma non ha rinunciato alle sue capacità visionarie e ai consueti scarti onirici.
Spagna, luglio 1936. Nell’esercito alcuni generali nazionalisti fanno un colpo di stato per riportare ordine nella Seconda Repubblica. Tra questi Francisco Franco, in apparenza un bonaccione.
Un uomo si aggira per i quartieri popolari di Napoli. Si guarda intorno, straniero e diffidente. I suoi tratti somatici e il suo accento sono quelli di un cittadino nordafricano.
Il naso è un celebre poemetto satirico di Gogol, che racconta di un barbiere che, trovato impastato nel pane un naso, si fa cogliere dal panico e se ne sbarazza in fretta, convinto di averlo mozzato a un cliente da ubriaco.
Hope, nel senso di speranza di vita, è il primo film della regista norvegese Maria Sødahl che vediamo sui nostri schermi, tra l’altro con tre anni di ritardo. Si tratta, però, di una bella scoperta, che dimostra una mano sicura nella direzione degli attori, un forte senso drammaturgico e delle belle riflessioni da comunicare.
«Papà mi piace il giallo?» Uri, vent’anni, sta ricevendo dalle mani della madre Tamara una maglietta colorata e chiede a suo padre Aharon di suggerirgli se l’apprezzerà o meno. Perché Uri è un ragazzo autistico e non sa se il colore è tra quelli che a lui piacciono.
Tra i vari effetti dell'attuale conflitto in Ucraina c'è anche la riscoperta di molti titoli che, in condizioni normali, sarebbero stati sconosciuti e quasi inaccessibili al pubblico italiano.
Nel mediometraggio del 1963 intitolato La ricotta, Pier Paolo Pasolini racconta in tono satirico le difficoltà di un regista marxista impegnato a dirigere un film sulla Passione.
Nel mediometraggio del 1963 intitolato La ricotta, Pier Paolo Pasolini racconta in tono satirico le difficoltà di un regista marxista impegnato a dirigere un film sulla Passione.