Religiosi

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“Quel Cuore che ha tanto amato gli uomini vi spinge alle periferie della società per testimoniare la perseveranza dell’amore paziente e fedele. Dalla contemplazione del Cuore ferito di Gesù si possa sempre rinnovare in voi la passione per gli uomini del nostro tempo, che si esprime con amore gratuito nell’impegno di solidarietà, specialmente verso i più deboli e disagiati. Così potrete continuare a promuovere la giustizia e la pace, il rispetto e la dignità di ogni persona”.
Testimoni di un amore senza confini, spesso anche fino al martirio. Papa Francesco ha incontrato i partecipanti al Capitolo generale dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e li ha invitati a prendersi cura di quanti oggi sono abbandonati, con pazienza e mitezza, predicando il Vangelo in ogni angolo del mondo.

L’applauso della cattedrale di san Patrick, a New York, scatta per tre volte, quando Papa Francesco, quasi al termine della sua omelia per i vespri con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, dice un grazie “grandissimo” alle religiose degli Stati Uniti, sorelle e madri di questo popolo. “Cosa sarebbe questa Chiesa senza di voi? – aggiunge – donne forti e lottatrici” sempre in prima linea nell’annuncio del Vangelo. “Vi voglio molto bene” aggiunge il Papa. Che prima aveva lodato l’opera di tanti consacrati nell’educazione cattolica, e poi aveva ricordato le sofferenze della vergogna sopportata a causa di tanti fratelli che “hanno ferito e scandalizzato la Chiesa nei suoi figli più indifesi”.

Profezia, vicinanza, memoria. Sono le tre parole chiave che Papa Francesco ha lasciato ai 5000 giovani consacrati che stanno partecipando ad un convegno internazionale, nell’Anno della vita consacrata. In Aula Paolo VI, il Pontefice, prima di rispondere a tre domande incentrate sulle tre parole, ha rivolto un pensiero ai nostri martiri di oggi, i martiri dell’Iraq e della Siria.