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Vescovi toscani in Giordania, Manetti: “Segni belli nel buio”
Il vescovo di Fiesole, segretario dei vescovi toscani, intervistato da Radio Vaticana: "La finale non prevista del pellegrinaggio è coerente con lo spirito della condivisione, noi condividiamo anche questi disagi, che sono minimali, come segno di vicinanza a queste sofferenze così grandi"

“La finale del pellegrinaggio non prevista è coerente con lo spirito della condivisione. Noi volentieri condividiamo anche questi disagi, che sono minimali, come segno di vicinanza a queste sofferenze così grandi”. Così questa mattina il vescovo di Fiesole, Stefano Manetti, segretario della Conferenza episcopale toscana, ha illustrato la situazione dei vescovi toscani, ancora ad Amman dove sono giunti ieri da Gerusalemme dopo l’inizio del conflitto tra Israele e Iran.
Intervistato da Radio Vaticana, Manetti stamani ha spiegato: “Siamo venuti qui per condividere l’esperienza di questi popoli che stanno soffrendo tanto in una spirale di odio che sta raggiungendo livelli scoraggianti e su suggerimento anche della Custodia di Terra Santa abbiamo fatto loro visita per farli sentire accompagnati dalla nostra preghiera e dal nostro affetto. Sono popoli che hanno tanto bisogno di essere amati. I cristiani oggi in Terra Santa vivono scoraggiati, hanno la paura di essere dimenticati. Da qui l’importanza delle visite. Tutti i responsabili delle istituzioni e comunità cristiane ci hanno raccomandato la ripresa quanto prima dei pellegrinaggi che hanno la funzione oltre che di sostegno economico anche di farli sentire ricordati, non dimenticati”.
La situazione qui, ha detto Manetti, è tale che “c’è un’emorragia di cristiani che stanno lasciando da tempo la Terra Santa, ci sono però anche segni belli in questo buio fitto di tenebre, dove si dura fatica a trovare segni di speranza. Il cardinale Pizzaballa ci ha offerto due segnali che abbiamo riscontrato nelle varie visite e che fanno ben sperare. Il primo è che le comunità cristiane sono ricercate dalle due parti in conflitto, la Chiesa viene guardata come mediatrice, perché dimentica di sé e preoccupata per gli altri. Il secondo è quella che il cardinale Pizzaballa chiama ‘i risorti’ cioè credenti di tutte le religioni – ebraica, musulmana e cristiana – che vivono la religione con fede, non come ideologia e dimostrano una fiducia nella Provvidenza, sono animati da una speranza e hanno un atteggiamento di gratuità e compiono segni importanti, come quello di un ebreo ortodosso che ha messo a disposizione il suo hangar gratuitamente come deposito degli alimenti che vengono spediti a Gaza”.