Cultura & Società

Sul saio delle stimmate i sigilli della Chiesa

DI LORELLA PELLIS

La ceralacca diventa protagonista per un giorno alla Verna. I sigilli di autenticità stanno per essere riapposti alla teca contenente l’abito «delle stimmate» di San Francesco. Quelli vecchi, posti dall’arcivesco Giovanni Benelli, furono asportati il 23 marzo dello scorso anno quando il saio giunse sul Sacro monte proveniente dalla chiesa di Ognissanti a Firenze dove era conservato. L’apertura si rese necessaria per un lavoro di ricognizione e verifica dello stato di conservazione della veste operato dall’Opificio delle pietre dure. A questo punto, conclusi i lavori, mancava solo l’operazione dei sigilli. Una cerimonia solenne, ma semplice nello stesso tempo, che si svolgerà martedì prossimo, 19 marzo, alla presenza di tutti i vescovi della Toscana. Alle 11, i vescovi e i frati della Verna insieme alle autorità civili, religiose e ai fedeli, si recheranno processionalmente nella Cappella delle reliquie dove, dietro la cancellata, è esposta la teca in plexiglas con il saio del santo. Qui, il vescovo di Arezzo Gualtiero Bassetti procederà all’apposizione dei sigilli. Seguirà, alle 11,30 una solenne concelebrazione presieduta dall’arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti.

«Sentiamo di custodire sia nell’abito di San Francesco che nella Verna un tesoro che è per noi e per la Chiesa», spiega padre Maurizio Pietro Faggioni, Ministro provinciale dei Frati minori toscani. «La venuta di tutto l’episcopato della Toscana è un grande segno di comunione di noi Francescani con i nostri vescovi intorno alla reliquia di Francesco nel suo santuario principale. Il sigillo è la certificazione della Chiesa che, attraverso il vescovo diocesano, accerta e conferma l’autenticità e il significato della reliquia. E la reliquia non è un feticcio ma una memoria donata alla Chiesa. Una memoria commovente, povera, che parla di Francesco più di tante biografie».

Il prezioso abito è intessuto di lana filata a mano, di colore grigio naturale. Misura un metro e venticinque centimetri di altezza (Francesco era piccolo di statura), mentre la circonferenza, in basso, è di due metri e trentasei centimetri. Mancano entrambe le maniche. Il cappuccio, di forma quadrata, è completamente staccato dal resto della veste. Dalla parte del costato, quasi a cerchio intorno al cuore, è completamente tagliuzzato, ovviamente, per ricavarci delle reliquie.

Insieme al saio, nella Cappella delle stimmate sono esposti anche altri oggetti appartenuti a Francesco: una ciotola di legno e un bicchiere, una tovaglia, un panno intriso di sangue e il bastone da viaggio del santo.Tutti oggetti di cui i 22 frati della Verna si prendono cura perché, come dice padre Fiorenzo Locatelli, da oltre 7 anni Guardiano del Convento, «le cose di famiglia vanno custodite con amore e premura». Per questo «da quando il saio, l’anno scorso, è tornato a “casa sua” ed abbiamo avuto la possibilità di toccarlo, viviamo perennemente una grande emozione. Quando si pensa che quell’abito è stato indossato da Francesco quando nel 1224 ha ricevuto le stimmate, quando si vede quella stoffa rude, semplice, povera, non si può non riflettere. Quella veste intrisa del sangue del santo ci parla della povertà di cui era innamorato, ci parla di lui come se fosse vivo e ci ripete il suo messaggio d’amore verso Dio».

Prima di giungere alla Verna, l’abito «delle stimmate» ha compiuto un lungo viaggio. Nel 1224 Francesco, stimmatizzato, scendendo dala Verna sostò al castello di Montauto, presso Anghiari, dove il conte Alberto Barbolani gli chiese il saio che indossava in cambio di uno nuovo. La veste fu custodita nel castello fino ai primi del ‘500 quando i Fiorentini sconfissero gli Aretini e pretesero quella rarissima reliquia. Racconta lo storico Mariano da Firenze che essa fu portata trionfalmente fino a Firenze e collocata nel convento del Monte alle Croci.Vi restò fino al 1571 quando fu trasferita nel convento d’Ognissanti a Firenze e da qui, dopo il trasferimento dei francescani, alla Verna.

A questo punto, prima che il saio venisse di nuovo esposto, è stato necessaria un’operazione di revisione, curata da Susanna Conti dell’Opificio delle pietre dure a Firenze, la stessa restauratrice che vent’anni fa si era occupata di un vero e proprio intervento di ripulitura e restauro della veste.«Abbiamo revisionato il saio senza toccare nulla del vecchio intervento – spiega Susanna Conti – quindi abbiamo ricreato la climatizzazione, ritolto l’ossigeno e reinserito l’azoto. In assenza di ossigeno, infatti, l’ossidazione della materia procede molto più lentamente. Al momento l’abito è in una situazione ottimale. Tuttavia, dopo 20 anni che il saio era stato in posizione verticale, ho chiesto ai frati che fosse collocato in piano per rispettare il rilassamento delle fibre». E così è stato. Nella «Cappella delle stimmate» l’abito è esposto in una posizione «a giacere», inclinato di 45 gradi, dato che questa è la massima inclinazione che la trama può sopportare. Intanto una commissione sta studiando quale potrebbe essere l’ubicazione definitiva. «Conoscendo bene il santuario – dice padre Faggioni – la “Cappella delle reliquie” mi sembra davvero il luogo più adatto. Anche per il futuro. Semmai, potremo operare alcuni piccoli accorgimenti: abbellimento della cappella, una nuova illuminazione e altre piccole modifiche che renderanno la Cappella un luogo perfetto».