Italia

Quirinale: tra i 30 «esempi civili» anche due donne toscane

Trenta le onorificenze al Merito della Repubblica Italiana consegnate oggi al Quirinale, dal presidente Sergio Mattarella, a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel soccorso, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella promozione della cultura, della legalità e per il contrasto alla violenza.

Due le donne toscane insignite dell’onorificienza. Sono Ilaria Bidini, 32 anni, di Arezzo, e Maria Antonietta Salvucci, 82 anni, di Reggello.

Ilaria Bidini è stata premiata «Per il coraggio e lo spirito di iniziativa con cui ha pubblicamente denunciato i fenomeni di bullismo e cyber-bullismo di cui è stata vittima».

«Affetta da osteogenesi imperfetta – si legge nella scheda del Quirinale -, da anni lotta contro le barriere architettoniche della sua città, Arezzo. E’ impegnata contro il pregiudizio. Ha subito episodi di bullismo e, più recentemente, di cyber-bullismo. Dopo le ultime minacce si è rivolta alla Polizia postale, ha creato un gruppo su Facebook dal nome “Stop al bullismo e al cyber bullismo” e intende dare vita ad altre iniziative a supporto di chi per paura non riesce a reagire alla violenza. Nel giugno 2017 ha girato un video, trasmesso in rete e in tv, in cui legge gli insulti che le vengono rivolti al fine di mostrare la gravità della violenza a cui può arrivare un cyber-bullo».

Per Maria Antonietta Salvucci l’onorificienza  è «per l’eccezionale generosità testimoniata dalla donazione del proprio podere allo scopo di realizzarne una struttura dedicata ai ragazzi con disabilità intellettiva grave».

«Pensionata, ex insegnante di lettere – si legge nella scheda – è Rappresentante legale della Associazione “Ilda e Lodovico Salvucci onlus”. Proprietaria di un podere sulle colline di Valdarno, a Reggello, ha deciso di donare la sua villa alla Fondazione Opera Diocesana Firenze Onlus che ne ha fatto una fattoria per quindici ragazzi con disabilità intellettiva grave, la Oda Farm Community. Seguiti 24 ore su 24 dagli operatori sanitari e dagli educatori della Fondazione, i ragazzi imparano a vivere in autonomia e seguono laboratori di apprendimento, di giardinaggio, di coltivazione. Imparano i lavori agricoli e dell’allevamento».

Nei trenta c’è Maria Vincenza Bussi, «per la generosità con cui, in seguito al terremoto dell’agosto 2016, ha messo, seppure già in quiescenza, la propria esperienza a servizio della comunità scolastica del reatino». Dirigente scolastico in pensione, è stata componente della task force per il regolare svolgimento dell’attività scolastica nei territori colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016. Collabora anche con l’associazione di Amatrice «L’Alba dei piccoli passi» e la diocesi di Rieti per la costruzione di un asilo nido per il quale ha curato l’intero progetto pedagogico-educativo.

C’è poi don Ettore Cannavera, «per la sua preziosa opera di sostegno a persone in condizioni di marginalità e in particolare a giovani e minori coinvolti in percorsi di reinserimento sociale». Il sacerdote è presidente dell’Associazione Cooperazione e Confronto che promuove iniziative in favore di persone in condizione di marginalità sociale. Per più di 20 anni è stato cappellano dell’Istituto minorile di Quartucciu (Cagliari). È fondatore (1994) della Comunità La Collina di Serdiana, in provincia di Cagliari, che permette il reinserimento dei minori che hanno avuto problemi.

Ci sono anche Giuseppe Dolfini e Silvia Terranera «per la preziosa opera di accoglienza, sostegno e cura ai minori abbandonati, con disabilità e in condizioni di disagio sociale». Sono fondatori di Casa Betania che, nel quartiere Pineta Sacchetti di Roma, dal 1993 accoglie mamme con figli, bambini soli da zero a otto anni, e anche piccoli con disabilità. Nel 1996, dopo la prima richiesta di accogliere un bimbo gravemente disabile, abbandonato in ospedale, la Casa cambiò la vocazione della casa famiglia, ampliandone gli orizzonti. Dopo due anni arrivò un secondo bambino, di origini africane, con gravi problemi e in suo onore fu creata Casa Chala che ospita tutt’oggi bambini con gravi disabilità e poca o nessuna autonomia. Dopo l’apertura di Casa Chala, nel 2006 è stata fondata anche la Piccola Casa del Sole e nel 2012 la Casa sull’Albero.

Infine, don Paolo Felice Giovanni Steffano «per il suo contributo a favore di una politica di pacifica convivenza e piena integrazione degli stranieri immigrati nell’hinterland milanese». È parroco di Sant’Arialdo, nel quartiere Gorizia, popolato da 72 etnie diverse e con una incidenza di stranieri pari al 40%. La parrocchia accoglie cattolici, ortodossi, islamici. È una grande chiesa con oratorio (frequentato anche dalle mamme islamiche con i bambini e dai bambini rom), palestra, il giardino delle Parabole con le piante della Bibbia, l’orto, il centro Caritas, il laboratorio di cucito. Opera di don Paolo sono anche l’Associazione culturale La Rotonda, la Scuola di italiano per stranieri, l’accoglienza dei parenti dei malati del vicino ospedale Sacco. In un vecchio capannone industriale ha poi organizzato uno spaccio con le verdure fresche che avanzano dai banchi delle vicine società della grande distribuzione. Con tutto ciò a Sant’Arialdo danno da mangiare ogni settimana a 40 famiglie, oltre alla distribuzione di Caritas.