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SETTIMANA SOCIALE: DIOTALLEVI (COMITATO), UN MODO NUOVO DI ESSERE CHIESA

“Abbiamo sperimentato un modo nuovo di essere Chiesa, facendo i conti con le cose così come sono”. Per Luca Diotallevi, vicepresidente del Coomitato scientifico e organizzatore, è il primo frutto della 46ma edizione della Settimana sociale. “Siamo riusciti ad operare un decentramento da noi stessi”, ha detto Diotallevi tracciando le conclusioni dell’appuntamento di Reggio Calabria, e la “chiave” di questa “opera di discernimento” fatta dagli oltre 1.200 delegati è stata “il primato della vita spirituale”. “C’è gente che ha una forte passione per il bene comune”, la seconda lezione dell’assise ecclesiale che si conclude oggi: “Non si tratta di una lobby – ha puntualizzato – ma di un gruppo di persone che ha una grande passione, e anche una discreta esperienza, del bene comune”. “Non possiamo chiedere coperture – ha ammonito il relatore – siamo noi la prua della nave di una nuova generazione che si misura con l’onere di un pensiero nuovo e di un’azione nuova, che il Papa ci ha chiesto nella Caritas in veritate”. Il “popolo”di Reggio Calabria, ha ricordato Diotallevi, “ha un’agenda comune” da cui partire, “una piccola strada per arrivare dal particolare al generale”. Il primo compito del Comitato, tornati a casa – ha assicurato il vicepresidente – “sarà quello di raccontare ai vescovi quello che è successo, in termine di conquiste e di problemi”, attraverso il documento conclusivo.“Educare e formare una nuova generazione di laici cattolici chiamati al servizio per il nostro Paese”: lo ha ricordato come impegno della Settimana Sociale, il vescovo mons. Arrigo Miglio, presidente del Comitato organizzatore nel discorso conclusivo. “Un secondo impegno è vivere e operare per il ‘bene comune’, che è per tutti”, ha aggiunto, “soprattutto verso i giovani”. Ha anche ricordato il Congresso Eucaristico del prossimo anno ad Ancona, auspicando “che il popolo delle Settimane Sociali divenga il popolo del Congresso eucaristico”. Mons. Miglio ha ringraziato in particolare i parlamentari di vari partiti “che hanno partecipato al discernimento comune in maniera discreta, come uno dei segni di speranza nel nostro Paese alla ricerca del bene comune”. “Saremo incisivi come cattolici al servizio del bene comune se saremo pienamente cattolici senza riduzionismo o schizofrenie culturali o religiose”, ha poi aggiunto “rispettando tutte le differenze”. “Le differenze, guardando a Dio, diventano ricchezze, per poter servire tutto l’uomo, la vita, la famiglia, in un cammino unitario che prende sempre più coscienza di tutti gli aspetti del bene comune”. (Sir)