Italia

TRATTA: DOCUMENTO DI 157 ENTI PUBBLICI E NON PROFIT, «DA VITTIME A CITTADINI»

La creazione di un vero e proprio “sistema di interventi” a favore delle vittime della tratta, del lavoro forzato, dello sfruttamento lavorativo, dell’accattonaggio, delle attività illegali, “a carico di donne ma anche di uomini e transgender”: è auspicato, con una lunga serie di proposte concrete, dai firmatari del documento “Da vittime a cittadine e cittadini”, al quale hanno aderito 157 realtà impegnate su questo tema, tra cui 92 enti non profit (in primo luogo il Cnca-Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), 4 Regioni, 18 Province, 36 Comuni, 3 Consorzi dei servizi sociali, 4 Aziende sanitarie locali. Il documento, presentato oggi a Roma, ricorda che dal marzo 2000 al marzo 2005, sono state 8.891 le vittime di tratta avviate ai programmi di protezione sociale (di cui 461 minori), 4.697 i permessi di soggiorno ex art.18, 6.497 i percorsi di formazione socio-occupazionale, 4.443 gli inserimenti nel mondo del lavoro. L’Italia è “leader europeo nel settore del sostegno alle persone vittime della tratta, a otto anni dall’entrata in vigore dell’art.18 e a 6 anni dall’attivazione effettiva degli interventi”. Ma ora è il momento, come auspicano i firmatari del documento, di “uscire dalla fase sperimentale per migliorare la progettualità”. Tra gli elementi critici il documento evidenzia “le retate controproducenti” perché, tra l’altro, “non contribuiscono alla lotta contro le organizzazioni criminali”. Denunciati anche i “fondi assolutamente inadeguati”, “la mancanza di un sistema di monitoraggio e di valutazione”, “la recente sospensione del numero verde a favore delle vittime”, il “ritardo nella messa in campo dei programmi di prima assistenza”. Tra le proposte, quella di “unificare la composizione della Commissione interministeriale per l’attuazione dell’art.18 ed ampliarla con un rappresentante del Ministero degli affari esteri, del Ministero del lavoro e della Direzione nazionale antimafia”; “istituire un tavolo interistituzionale nazionale”; rilanciare il numero verde, emanare il bando per il finanziamento dei programmi di prima assistenza, “definire lo status delle ‘neocomunitarie’ romene e bulgare”, estendere i programmi di rientro volontario anche a “maschi e transgender”, promuovere “iniziative di informazione e sensibilizzazione”. Le 157 realtà – tra cui numerosi enti religiosi – chiedono di costruire “un percorso di cittadinanza attiva, con l’attenzione all’autodeterminazione, all’autonomia abitativa e lavorativa, al radicamento territoriale, alla partecipazione ai processi di cittadinanza”.Sir