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Unioni civili, il vescovo di Pistoia scrive al consiglio comunale

Tutto nasce a fine giugno. Il Consiglio comunale di Pistola approva una mozione presentata dai Verdi e da Rifondazione Comunista, che invita la giunta di centrosinistra ad attivarsi per istituire il cosiddetto “registro delle unioni civili”. Non tutto fila liscio, in aula, su un atto cosi particolare: i consiglieri della Margherita (a Pistola sono quattro) sono in disaccordo. Non si tratta certo di una sorpresa: già nelle settimane precedenti, quando l’atto era fermo in prima Commissione consiliare, proprio la Margherita aveva fatto presente come quel tipo di “registro” non avesse nessuna specifica valenza amministrativa. Nulla da fare.

A sinistra si va avanti sulla strada “radicale” e si va al voto. Questo, inevitabilmente, significa l’uscita dall’aula dei consiglieri di centrodestra, ma significa anche l’uscita dei quattro della Margherita. A questo punto manca un voto per il quorum. All’ultimo momento, a salvare la mozione, arriva – in divisa – nientemeno che un vigile del fuoco. Fa il consigliere comunale (per i ds) e quel giorno è in servizio proprio in piazza del Duomo. Un balzo sulle ripide scale del palazzo e la mozione “radicai pistoiese», grazie al ventunesimo consigliere-pompiere, è salva.

Nei giorni successivi non mancano le polemiche. Da qui la scelta del vescovo Simone Scatizzi di scrivere una lettera al consiglio comunale di Pistoia.

Con la stessa franchezza usata pochi mesi fa, quando inviò a tutti i politici e a tutta la comunità ecclesiale un duro documento per denunciare le difficoltà degli ultimi su casa lavoro (e la lettera fu da tutti, soprattutto a sinistra, lodata e apprezzata). Monsignor Scatizzi ha ora preso di nuovo carta e penna, creando, stavolta, qualche imbarazzo a sinistra. Immediata la reazione dell’Arcigay. Il segretario nazionale Aurelio Mancuso ha parlato di insulti “alla dignità delle persone omosessuali”.Mauro Banchini Cosa dice la mozioneLa mozione approvata dal consiglio comunale di Pistoia, così come si legge in una nota del Comune, propone l’istituzione del registro delle unioni civili, di tutelarne la dignità e il rispetto, di assicurare alle coppie unite civilmente l’accesso a tutti i procedimenti, benefici e opportunità amministrative alle medesime condizioni riconosciute dall’ordinamento alle coppie sposate e assimilate.

L’iscrizione al registro può essere richiesta da due persone maggiorenni, non legate da vincolo di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela, ma da vincoli affettivi, coabitanti da almeno un anno ed aventi dimora abituale nel Comune di Pistoia; e da due persone maggiorenni, coabitanti da almeno un anno per motivi di reciproca assistenza morale e materiale e aventi dimora abituale nel Comune.

La domanda di iscrizione al registro deve essere presentata congiuntamente e corredata dalla documentazione dei requisiti richiesti. Il venir meno della situazione di coabitazione e di dimora abituale nel Comune e della reciproca assistenza morale e materiale produce la cancellazione dal registro.

La mozione è stata approvata dai consiglieri dei gruppi Ds, Pistoia città d’Europa, Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi. Non presenti in aula al momento del voto, prosegue la nota del Comune, oltre ad alcuni consiglieri della maggioranza e all’intero gruppo della Margherita, neppure i consiglieri dei gruppi di opposizione di An, Udc, Forza Italia, Nuovo Psi e Viva Pistoia viva.

Le reazioniNessuna crociata dal parte del vescovo di Pistoia Simone Scatizzi, si fa sapere dall’ufficio diocesano delle comunicazioni socialiRenzo Berti (Ds) all’indomani della lettera del pastore inviata al consiglio comunale, dopo l’approvazione della mozione sulle unioni civili, che tante reazioni ha suscitato.

Il testo del vescovo, spiega l’ufficio, vuole essere un modo estremamente sereno nell’affrontare temi importanti, dal punto di vista sociale, umano ed etico. E questo contributo non può essere ricondotto a schieramenti politici nè di destra nè di sinistra, ma è stato concepito per un confronto sereno su temi propri del magistero della chiesa sui quali Scatizzi si aspetta una risposta da parte di tutti i componenti del consiglio comunale.

«Fare politica – ha osservato oggi il sindaco Berti – è avere capacità di ascoltare tutti, ma anche di dare spazio alle diverse opinioni, senza negare i diritti di nessuno. Le Unioni di fatto sono una realtà e peraltro non riguardano soltanto le coppie omosessuali”. Il sindaco ha poi fatto sapere di aver sentito il vescovo Scatizzi, il quale, ha riferito Berti, «ha chiarito che la sua intenzione non era di rivolgere un attacco politico o alle istituzioni, ma di ottenere risposte da parte dei consiglieri sulla mozione».

«Del resto – ha concluso il sindaco – il dialogo con il vescovo e con la chiesa pistoiese è sempre stato proficuo e fecondo». Dal canto suo Giorgio Federighi (Margherita), presidente del consiglio comunale, ricordando che il suo gruppo è stato l’unico della maggioranza a non votare a favore della mozione, ha detto di condividere i toni della lettera ed ha invitato i consiglieri «ad attrezzarsi e partecipare seriamente al dibattito che, secondo varie modalità, è opportuno che scaturisca». Assai dura, invece, la replica dei gruppi consiliari della maggioranza, diretti destinatari della lettera del vescovo.

In un comunicato congiunto i capigruppo Ds, Pistoia Città d’Europa, Comunisti italiani, Rifondazione e Verdi definiscono la lettera «per i temi e gli argomenti utilizzati, irrispettosa delle libere determinazioni assunte dalla massima assemblea cittadina e, a tratti, gratuitamente offensiva nei confronti degli uomini e delle donne che siedono, democraticamente eletti, in Consiglio comunale». «Il registro delle unioni civili – aggiungono i capigruppo – non si pone in alcun modo in contrasto con la famiglia così come riconosciuta e garantita dalla Costituzione all’art. 29, e non discrimina le persone sulla base dei loro orientamenti sessuali. Con essa si è inteso adottare un’iniziativa utile per stimolare il recepimento nella legislazione statale delle unioni civili, al fine di garantire i principi di libertà individuale ed assicurare in ogni circostanza la parità di condizione dei cittadini».

La vicenda approderà anche nelle aule del Parlamento. L’on. Franco Grillini (Ds) ha rivolto un’interrogazione urgente al ministro dell’interno Giuseppe Pisanu. Il parlamentare chiede al ministro se «se egli non ritenga la lettera e i contenuti della stessa, lesivi della dignità e dell’autonomia delle istituzioni democratiche italiane e se il gesto del vescovo non si prefiguri come una pesante ingerenza della Chiesa cattolica nei confronti di una assemblea elettiva dello Stato italiano». Chiede inoltre «quali atti intende assumere in difesa del Consiglio comunale di Pistoia e se la dichiarazione di Simone Scatizzi non sia in aperta violazione della legge Mancino sul razzismo».

«Il compito delle istituzioni è quello di tutelare, insieme agli interessi generali di una comunità, la libertà di scelta di ogni cittadino in merito ai propri orientamenti, ivi compreso quello sessuale. Credo perciò che l’iniziativa del Consiglio comunale di Pistoia che istituisce il registro delle unioni civili possa essere considerata in linea con i principi costituzionali che tutelano i diritti universali della persona e perfettamente aderente ai principi del nuovo statuto della Regione Toscana». Questo il commento di Agostino Fragai, assessore all’attuazione del nuovo Statuto regionale, in merito al dibattito sulle unioni civili scaturito dalla lettera inviata dal Vescovo di Pistoia Simone Scatizzi. Fragai ricorda che «la Regione Toscana è all’avanguardia in questo settore; il nuovo Statuto regionale, votato da una amplissima maggioranza, ribadisce, all’articolo quattro, il valore e la tutela della famiglia, ma allo stesso tempo apre al riconoscimento delle altre forme di convivenza. Purtroppo, e questo è il dato portante da sottolineare, l’Italia ha ancora una legislazione arretrata sul tema. Siamo insieme alla Grecia, all’Irlanda e all’Austria i fanalini di coda nella tutela dei diritti della persona che decide di convivere, per scelta più che legittima, al di fuori del matrimonio tradizionale». «Sono gravi le reazioni, così violente della sinistra, nei confronti del vescovo di Pistoia, monsignor Simone Scatizzi, il quale ha voluto rivolgersi ai consiglieri comunali non certo come controparte politica ma piuttosto nella veste di pastore, ovvero di autorità religiosa che ha il dovere di esplicitare regole dottrinali di etica e di morale cristiana». Lo ha detto in una nota il senatore Francesco Bosi (Udc), sottosegretario alla difesa. «Queste reazioni dimostrano – ha continuato – quanto sia assai spesso strumentale il corteggiamento dello schieramento laicista, sempre pronto a blandire la Chiesa cattolica, quando si esprime con argomenti, utilizzabili in favore di quella parte politica». «La verità – ha concluso Bosi – è che quando si dissipano le nebbie del relativismo etico, si deve prendere atto della diversità, talvolta profonda, tra la cultura cattolica e quella marxista e laicista, con tutte le conseguenze che ciò comporta anche in termini politici».

«Dal documento di monsignor Scatizzi emerge una posizione chiara sul fatto che le coppie gay non possono essere assimilate all’idea di famiglia, un concetto espresso più volte dalla Margherita e anche un’opinione che Romano Prodi ha ribadito sui giornali». Così Antonello Giacomelli , coordinatore regionale della Margherita, commenta le dichiarazioni del vescovo di Pistoia Simone Scatizzi sul registro delle unioni civili. «Non intendo commentare le argomentazioni di Scatizzi – prosegue Giacomelli – la posizione del mio partito è comunque chiara, e il gruppo in consiglio comunale a Pistoia l’ha espressa in maniera adeguata non condividendo la mozione. Ritengo che questo sistema di ‘schedaturà sia fuori tempo e ricorda molto lo stile della burocrazia sovietica». «È sbagliato chiedere a un cittadino di esprimere le proprie preferenze sessuali e di vita – conclude Giacomelli – se davvero abbiamo a cuore la promozione dei diritti delle persone ci sono parametri più oggettivi, così da evitare equivoci circa il ruolo indiscutibile dell’istituto familiare e di ideologizzare scelte di vita personali».

Il testo della lettera di mons. Scatizzi al Consiglio comunale di Pistoia