Lettere in redazione

Gli stipendi dei giudici costituzionali. La Corte risponde a «Toscana Oggi»

di Andrea Fagioli

A volte le cose possono essere più semplici di quanto si pensi. E in questo l’informatica ci dà una mano. Può succedere allora che un’ingenua email mandata all’addetto stampa della Corte costituzionale produca un effetto insperato, ovvero che la Corte discuta sulla richiesta avanzata (nel caso specifico notizie sugli stipendi e sui benefici dei giudici costituzionali) e decida di rispondere ufficialmente, per la prima volta, a un giornale. Non che quelle notizie siano segrete, ma spesso è difficile reperirle. E poi, come detto, si tratta della prima volta in cui viene seguita questa procedura.

Tutto è nato da una lettera arrivata in redazione e nella quale si chiedeva se fossero vere alcune notizie circa i compensi dei giudici costituzionali, l’entità della pensione, l’uso a vita dell’auto blu e la composizione della segreteria.

Alla richiesta girata alla Corte è seguita la risposta ufficiale a firma del Segretario generale, ma sapendo che una delle caratteristiche della Corte è la collegialità, non abbiamo dubbi a pensare che la nostra richiesta sia stata oggetto di discussione e qualcuno si sarà anche domandato se fosse il caso di rispondere ad un settimanale locale. Alla fine è prevalso il «sì» e di questo, nel nostro piccolo, siamo orgogliosi. Nella risposta, la Corte fornisce con esattezza gli stipendi dei giudici e del presidente, ma spiega anche come il meccanismo di retribuzione sia determinato da una serie di leggi e quindi dal Parlamento. Conferma inoltre che tutti i giudici hanno diritto all’auto blu anche dopo la fine del mandato e illustra i meccanismi per il trattamento previdenziale e l’indennità di buonuscita.

Per quanto ci riguarda, pur trattandosi di retribuzioni molto elevate (oltre 200 mila euro netti all’anno) non ci «scandalizziamo» più di tanto se si tiene conto del ruolo e del lavoro che svolge la Corte costituzionale (detta anche Consulta), chiamata a garantire, in modo indipendente e imparziale, l’osservanza della Costituzione, a partire dalle controversie «relative alla legittimità costituzionale delle leggi» fino a quelle adesso molto frequenti fra lo Stato centrale e le Regioni. Ma non solo: la Consulta interviene anche sull’ammissibilità dei referendum, nelle controversie elettorali e in quelle che riguardano i ministri o il Capo dello Stato. Insomma, è un organo di garanzia fondamentale nel nostro ordinamento democratico, che svolge anche un lavoro quantitavamente notevole: vengono affrontati un migliaio di casi l’anno ed emesse circa 500 decisioni (può essere interessante a questo proposito visitare il sito ufficiale della Corte e vedere le pronunce redatte da ciascun componente). Per di più a far parte dei 15 giudici che formano il collegio per 9 anni, si arriva all’apice della carriera e quindi in età avanzata. Non è un caso che tra gli attuali 15 componenti ben 11 siano ultrasettantenni e che il più giovane in assoluto sia del 1944.

Retribuzione e benefici (oltre a quelli rammentati ce ne sono anche altri: dai segretari personali ai buoni benzina, ecc.) tendono a garantire al massimo l’indipendenza del giudice, che oltre ai diritti ha anche molti doveri, tra cui l’esclusione da qualsiasi altra attività retributiva o politica, fino all’impossibilità di esprimere pubblicamente le proprie opinioni, se non in sede scientifica.

Insomma, i giudici costituzionali guadagnano tanto, ma fra i soldi spesi dall’amministrazione pubblica questi ci sembrano spesi molto meglio di altri.

La lettera

Egregio direttore, mi riferisco alle varie notizie apparse su quasi tutti i giornali, a proposito della Corte Costituzionale. Cito alcuni esempi: il presidente percepisce 500mila euro per anno; a ciascun giudice spettano una segreteria di tre persone e alcuni assistenti, l’auto blu a vita con autista personale a disposizione, liquidazioni di oltre 600 mila euro, pensioni che superano i 12 mila euro e così dicendo. Tutti questi privilegi saranno stati valutati e assegnati da chi?, si domanda l’uomo della strada. È importante spiegare perché questi signori hanno diritto a tutto quanto testè descritto.

Roberto SavinaFirenze

Caro Savina, come si spiega in prima pagina, ecco di seguito la risposta che avevo richiesto direttamente alla Corte costituzionale. A firmarla è il Segretario generale della stessa Corte, Giuseppe Troccoli.

Gentile direttore, facendo seguito alla Sua email del 23 novembre u.s., Le fornisco qualche indicazione riguardo al trattamento economico e previdenziale dei Giudici della Corte costituzionale.

È appena il caso di premettere che la materia in questione attiene alle garanzie di indipendenza dei Giudici della Corte, direttamente previste dalla Costituzione e disciplinate dalla legge ordinaria in attuazione della Carta fondamentale.

L’individuazione del trattamento economico, quindi, è il frutto di leggi costituzionali (art. 6, legge cost. 1/1953) e di leggi ordinarie (art. 12, legge 87/1953, da ultimo modificata nel 2002). In particolare, l’art. 6 della legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1, stabilisce che «I giudici della Corte costituzionale hanno una retribuzione mensile che non può essere inferiore a quella del più alto magistrato della giurisdizione ordinaria ed è determinata con legge». In attuazione di quanto stabilito dall’art. 6 della legge cost. n. 1/1953, l’art. 12, comma 1, della legge 11 marzo 1953, n. 87 prevedeva che «I giudici della Corte costituzionale hanno tutti ugualmente una retribuzione corrispondente al complessivo trattamento economico che viene percepito dal magistrato della giurisdizione ordinaria investito delle più alte funzioni. Al Presidente è inoltre attribuita una indennità di rappresentanza pari ad un quinto della retribuzione». Successivamente, il legislatore è intervenuto con legge 27 dicembre 2002, n. 289, sostituendo il primo periodo dell’originario art. 12, comma 1, della legge 87/1953 nei seguenti termini: «I giudici della Corte costituzionale hanno tutti egualmente una retribuzione corrispondente al più elevato livello tabellare che sia stato raggiunto dal magistrato della giurisdizione ordinaria investito delle più alte funzioni, aumentato della metà». Resta ferma l’attribuzione dell’indennità di rappresentanza per il Presidente.

Sulla base di tale disciplina, la retribuzione annua netta attualmente in essere è pari a euro 203.424,00 per i Giudici (lorda: euro 427.416,99) e a euro 252.148,00 per il Presidente (lorda: euro 512.900,44), compresa l’indennità di rappresentanza.

Con riferimento al trattamento previdenziale, Le rappresento che le pensioni dei Giudici sono regolate dalle norme vigenti per il personale della magistratura (art. 2, legge 265/2958) e che nessuna specialità è ravvisabile in quest’ambito per la Corte costituzionale. L’ammontare delle indennità di buonuscita e l’importo delle pensioni variano in relazione ai percorsi professionali di ciascun Giudice costituzionale e quindi alle differenti posizioni contributive/previdenziali maturate nel corso della carriera.

Per quanto attiene, infine, alle c.d. auto blu, Le confermo che un’autovettura è assegnata a tutti i Giudici emeriti in virtù di un regolamento interno ed in considerazione della particolare posizione rivestita dagli ex membri della Corte, che continuano a far parte di commissioni, gruppi di lavoro, delegazioni per incontri istituzionali in Italia e all’estero.

Cons. Giuseppe Troccoli