Lettere in redazione

Su Baldoni una vignetta di pessimo gusto

Sono una abbonata e normalmente evito di manifestare opinioni riguardo a articoli o interventi che compaiono sui quotidiani o sui giornali che leggo; questa volta però credo di non poter fare a meno di esprimere quanto segue. Sono rimasta alquanto sconcertata da «La vignetta» di Atrei che è apparsa sul n. 31 di Toscanaoggi. Ho pensato di aver letto male, ho aspettato un giorno (il giornale arriva il venerdì), ho pensato di averla mal interpretata, poi l’ho fatta vedere in famiglia e tutti hanno espresso la loro incredulità.

Io non so quale fosse l’intenzione, non capisco quale sia la satira che si vuol esprimere; so solo che spero tanto che la famiglia Baldoni non la legga, perché dopo che hanno chiesto di essere lasciati soli con il loro dolore non vedo come ci si possa permettere di scrivere battute su questa triste vicenda. In particolare noi cattolici, che per vocazione, dovremmo essere accanto proprio a chi soffre.Se poi la vignetta è rivolta a ciascuno di noi italiani, che, distratti dalle vacanze e dalle olimpiadi, non siamo scesi in piazza come i francesi , forse era il caso di essere più espliciti e di usare mezzi meno discutibili per richiamarci all’ordine. In ogni caso, se una vignetta ha bisogno di spiegazioni, allora non è una bella vignetta…Isabella Berardonoisabellaberardono@libero.it La nostra lettrice ha sicuramente ragione: se una vignetta ha bisogno di spiegazioni non è un vignetta riuscita. Ma detto questo, e pur con il riguardo che sempre abbiamo per le opinioni dei nostri lettori, non pensiamo che il pubblicare una vignetta sul caso Baldoni sia stato irriguardoso per il dolore della sua famiglia. Sappiamo bene che ospitare ogni settimana una vignetta su un tema di attualità presenta dei rischi, e può talvolta urtare la sensibilità di qualche lettore, ma lo consideriamo un linguaggio di grande efficacia ed espressività per il quale val bene correre anche qualche rischio.Claudio Turrini