Opinioni & Commenti

Un voto a persone affidabili, che per fortuna non mancano

di Claudio Turrini

La più grande consultazione elettorale del continente europeo – siamo arrivati a 500 milioni di cittadini – non sembra suscitare particolari entusiasmi. Del resto in questa campagna elettorale si è parlato poco o punto dell’Europa. E se in Italia l’assenteismo rimarrà probabilmente a livelli accettabili – almeno nei confronti di altri Paesi – è solo perché da noi si vota in quegli stessi giorni anche per molti enti locali: province, comuni, circoscrizioni. Eppure, come ha scritto poche settimane fa su queste stesse colonne Romanello Cantini (Strasburgo, un Parlamento snobbato ma con poteri reali), l’assemblea di Strasburgo, pur con tutti i suoi limiti e le sue inefficienze, non è più «una oziosa e impotente fabbrica di chiacchiere», ma è la sede in cui vengono discussi provvedimenti e indirizzi che incidono fortemente sulla nostra vita concreta.

In Europa gli angusti schemi del bipolarismo nostrano contano poco, anche se da sempre gli attori principali sono il Partito popolare europeo e il Gruppo socialista. Nella passata legislatura potevano contare rispettivamente su 288 e 217 deputati, su un totale di 785. Ma sarebbe sbagliato pensare a questo voto come ad una sorta di referendum pro o contro il governo Berlusconi. È vero che il presidente del Consiglio ha deciso di «metterci la faccia» (ma solo quella… perché non può essere eletto), candidandosi come capolista in tutte le cinque circoscrizioni. Ma noi dobbiamo pensare alle persone che mandiamo a Strasburgo, non alle nostre beghe italiane. Più che il voto al partito diamo perciò un voto ai candidati. Grazie a Dio lo possiamo fare perché non sono riusciti a cancellare le preferenze. E i cattolici da votare con fiducia, nei diversi schieramenti, non mancano. Poi ciascuno di noi sceglierà anche in base ai partiti per i quali si candidano. Ma partendo da un giudizio di affidabilità sulle persone. E tenendo conto che la soglia di sbarramento al 4% introdotta pochi mesi fa ci spinge a non disperdere consensi verso le formazioni minori.

Un discorso simile possiamo farlo anche per le elezioni amministrative che interessano in Toscana 8 province su 10 e 210 comuni su 287, per un totale di 2 milioni e 400 elettori. Anche qui possiamo votare non guardando a Roma, ma a come siamo stati amministrati in questi ultimi anni e sulla base dei programmi e della credibilità di chi si candida.

Alle province, dove ci sono i «collegi», le possibilità di scelta si riducono di fatto solo alla lista che appoggia il candidato presidente. Ma nei comuni con più di 15 mila abitanti – e sono tantissimi – possiamo anche utilizzare bene il cosidetto «voto disgiunto». Votare cioè un candidato sindaco e contemporaneamente un consigliere anche di un’altra lista, se solo riteniamo che potrà far bene in Consiglio. Con questa legge elettorale, infatti, i sindaci assumono un’autorità notevole e contano ben più delle coalizioni che li presentano. Ma è importante scegliere bene anche i consiglieri che poi dovranno sostenerli o anche solo «controllarli».