Toscana

Arezzo, Viareggio e Pietrasanta i «test» di una mini-tornata

Pochissimi i comuni toscani al voto nell’election day di domenica 31 maggio. Questo perché la legge 81 del 1993, che limitò a 4 anni la durata del mandato dei sindaci, creò le condizioni per uno sfalsamento delle scadenze amministrative facendo sì che il numero di amministrazioni comunali al rinnovo in coincidenza con le elezioni regionali, da ampiamente maggioritario che era, divenisse di colpo minimo. La maggior parte dei comuni, infatti, iniziò quel quadriennio nel 1995 assieme alla nuova legislatura toscana per terminarlo però nel ’99, un anno prima della sua conclusione. Il decreto legislativo 267 del 2000, poi, riportò il mandato dei sindaci a cinque anni, ma ormai la nuova situazione era cristallizzata.

Nel 2010 le amministrazioni comunali da rinnovare furono dunque appena sei e di queste solo una – Pietrasanta – con il sistema a doppio turno, avendo una popolazione superiore a 15 mila abitanti. In provincia di Lucca andò al voto anche Coreglia AltelminelliCastellina Marittima e Orciano Pisano in provincia di Pisa, Villafranca in Lunigiana in provincia di Massa Carrara e Uzzano in provincia di Pistoia. Tranne che a Orciano, dove vinse una lista civica di orientamento centrista, a prevalere fu ovunque il centrosinistra.

Cinque anni dopo lo sparuto manipolo, per ragioni varie, cresce numericamente del 50% ma soprattutto acquista ben altra importanza nonché peso politico per la presenza, tra i tre nuovi comuni, di due città come Arezzo e Viareggio, la prima rimasta «orfana» del sindaco Giuseppe Fanfani (Pd) dopo la sua elezione al Consiglio superiore della magistratura, il 9 settembre scorso; la seconda travolta assieme al sindaco renziano Leonardo Betti – in carica solo dal giugno 2013 – dal dissesto finanziario sancito dallo stesso consiglio comunale il 2 ottobre. E se per Arezzo si tratta di anticipare solo di un anno la scadenza naturale dell’amministrazione, per Viareggio il ritorno al voto dopo appena due anni rappresenta senza dubbio un brutto capitolo tenuto conto anche della disaffezione dei cittadini già manifestatasi in occasione del ballottaggio che portò all’elezione di Betti, con una partecipazione al voto di appena il 36,77%.

Il nono comune alle urne, invece, è nuovo di zecca, essendo nato il 1° gennaio di quest’anno in seguito al referendum del 26 e 27 ottobre scorsi che ha portato al «matrimonio» tra Sillano e Giuncugnano, due territori all’estremo nord della Garfagnana i cui sindaci erano stati eletti appena un anno fa con conferma, in entrambi i casi, delle precedenti amministrazioni di centrodestra. Sillano Giuncugnano (questo il nuovo nome), 1.150 abitanti complessivi al censimento 2011, è l’ottavo comune toscano frutto di fusione, dopo i sette che hanno eletto le nuove amministrazioni lo scorso anno (Castelfranco Piandiscò, Pratovecchio Stia, Figline e Incisa Valdarno, Scarperia e San Piero, Fabbriche di Vergemoli, Casciana Terme Lari, Crespina Lorenzana), e ha fatto scendere il totale regionale a 279.