Toscana

Consiglio regionale: piccoli tribunali, sì a riforma in Parlamento no a referendum

A presentare la mozione, il capogruppo Pd, Marco Ruggeri, primo firmatario, Marta Gazzarri e Marco Manneschi(IdV), Giuseppe Del Carlo (Udc), Monica Sgherri (FdS-Verdi), Mauro Romanelli e Pieraldo Ciucchi (gruppo Misto): esprime pieno sostegno all’iniziativa della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali per affrontare le situazioni più problematiche che emergono dalla nuova organizzazione ed impegna la Giunta regionale ad attivarsi su Governo e Parlamento per una revisione dei relativi decreti legislativi. La mozione ha ottenuto il voto favorevole anche di Più Toscana, che pure ha votato a favore della richiesta di referendum.

La richiesta di concorrere alla proposizione di referendum abrogativo con gli altri Consigli regionali che hanno già deliberato in proposito (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Puglia, Marche e Calabria) è stata respinta per voto di astensione espresso a larga maggioranza. Hanno votato invece a favore Pdl, Più Toscana, Fratelli d’Italia, il consigliere Chiurli del gruppo misto, i consiglieri di maggioranza Rossetti (Pd) e Marini (Fds-Verdi), tra i firmatari della richiesta di referendum. Voto contrario è stato espresso dal consigliere Pd Tortolini.

«C’è disagio in molte parti della Toscana – ha dichiarato Jacopo Ferri (PdL), primo firmatario della richiesta di referendum -. Per molti cittadini il ricorso alla giustizia rischia di diventare estremamente gravoso. È una sconfitta dello Stato, su cui il Consiglio regionale della Toscana ha il dovere di intervenire, con l’unico strumento rimasto a sua disposizione: il referendum abrogativo». Ferri ha sottolineato la necessità di spingere il Parlamento ed il Governo a rivedere le disposizioni di legge e calibrare i tagli sulle esigenze del territorio.

Illustrando il testo della mozione, Ruggeri ha invece sottolineato come sia venuto meno il principio della concertazione istituzionale, con un coinvolgimento della Regione e degli Enti locali, aggravato dall’assenza di gradualità nella chiusura dei tribunali. «Non si è tenuto conto di specifiche esigenze dei territori, in particolare montani e nel caso emblematico dell’isola d’Elba – ha osservato –. Cancellare la riforma e lasciare tutto così com’è, però, non è la soluzione. La modifica per via legislativa rimane la strada prioritaria da percorrere».

«Non è un tema da affrontare solo con lo strumento referendario, ma il referendum non è inutile – ha replicato Gabriele Chiurli (gruppo Misto) – E’ la massima espressione della democrazia, con una consultazione diretta dei cittadini».

Secondo Nicola Nascosti (Pdl) la richiesta di referendum è lo strumento per aprire una discussione in Parlamento, che già ha dato giudizi critici sulla delega, e costringerlo a rivedere le disposizioni legislative. «Le critiche non sono state mosse solo per ragioni territoriali e geografiche, ma sulla stessa produttività delle sedi», ha osservato, manifestando perplessità sull’iniziativa della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative.

«Siamo tutti d’accordo sulla necessità di una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, ma non condividiamo il metodo dei tagli lineari indiscriminati – ha rilevato Giuseppe Del Carlo (UdC) –. È necessaria una correzione, ma non la cancellazione del provvedimento, che costringerebbe a ripartire da zero».

«Sulla giustizia è in atto uno scontro politico, specie su quella penale. Il vero problema è la giustizia civile. Occorrono anni per vedersi riconosciuto un diritto e spesso, anche quando ci si riesce, il riconoscimento rimane sulla carta». Lo ha sottolineato Marco Manneschi (IdV), che ha ricordato come dal 1998 non ci siano state assunzioni di cancellieri nei tribunali e che gli enti locali, la stessa Regione Toscana, spesso si fanno carico del personale per le sedi distaccate, con tirocini o finanziamenti ai processi di digitalizzazione. «Sono anni che si fanno tagli lineari un po’ su tutto – ha aggiunto –. Lo spirito della richiesta di referendum è apprezzabile, ma dobbiamo chiederci cosa è utile fare. La mozione indica un percorso che può produrre dei risultati e non si limita solo ad un gesto politico».