Toscana

Toscana, i nuovi preti

Chi è il prete? Secondo il cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica che lunedì scorso ha presentato in Vaticano i nuovi Orientamenti pastorali sulle vocazioni (leggi notizia), la questione dell’«identità sacerdotale» è un nodo centrale da affrontare. «La crisi di vocazioni nei Paesi occidentali – ha affermato – ha tanti motivi, dal secolarismo alla mentalità relativistica, ma forse la causa più importante consiste nella non comprensione dell’identità sacerdotale. Una più piena comprensione del ruolo e del servizio del presbitero, che agisce in persona Christi all’interno della comunità cristiana potrebbe contribuire a un recupero di vocazioni che del resto già s’intravvede dai dati raccolti e disponibili ad oggi».

Anche il segretario della Congregazione, mons. Jean-Louis Bruguès, ha fatto riferimento ad alcuni rischi che corrono oggi i preti, quali «l’attivismo esasperato» o «il crescente individualismo che non di rado chiude il prete in una solitudine negativa e deprimente»: elementi che impediscono anche ai fedeli di «cogliere la specificità del ministero sacerdotale».

Se questo è il punto, vale la pena chiedersi chi sono oggi i preti, e soprattutto chi sono i «nuovi preti» delle Chiese toscane. A partire da quelli in arrivo in questi giorni. Sono tre infatti le ordinazioni sacerdotali previste in Toscana questo venerdì (29 giugno) per la festa di San Pietro e Paolo: Maurizio Manganelli (29 anni) nella cattedrale di Massa, Sergio Agostini (57 anni) e Maurizio Andreini (43 anni) nel duomo di Pistoia. La celebrazione chiude un anno pastorale che ha visto, in Toscana, 23 nuovi preti. E la giornata è rappresentativa, potremmo dire, di quello che è lo «stato» delle vocazioni al sacerdozio nelle diocesi toscane: ai giovani preti si accompagnano sempre più spesso vocazioni «adulte», di persone che arrivano al sacerdozio dopo percorsi di vita più o meno tortuosi. La stessa situazione ad esempio la ritroviamo in diocesi di Pescia, dove appena domenica scorsa (il 24 giugno, natività di San Giovanni Battista) a Pescia è diventato prete don Valerio Mugnaini, 27 anni, nativo di Vellano, nella «svizzera pesciatina». Ma quest’anno nel Duomo di Pescia erano già stati ordinati, il 19 febbraio, don Luigi Cameli e don Giampaolo Berrettini, entrambi sopra i sessant’anni (Berrettini era già diacono da 15 anni).

Quattro le ordinazioni che si sono svolte nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, a Firenze, lo scorso 15 aprile (nella domenica «in albis»): tra di loro anche il più giovane tra i preti toscani, don Davide Massi, 26 anni. Gli altri sono don Stefano Mantelli (28 anni), don Alessandro Marsili (31 anni) e don Giovanni Prestianni (38 anni). Nello stesso giorno, a Prato sono diventati preti don Luigi D’arco (62 anni, ex dirigente delle Ferrovie) e don Gino Calamai (47 anni, diacono permanente dal 2006).

Sono tre invece i nuovi preti ordinati a Fiesole lo scorso 14 aprile: don Giuseppe Tancredi, 33 anni, di Greve in Chianti (la prima ordinazione di un grevigiano dopo molti anni, con grande gioia per il paese), don Daniel Jankowski (32 anni, di origine polacca, ha frequentato il seminario a Fiesole) e don Ireneo, della comunità dei Figli di Dio fondata da don Divo Barsotti. Nello stesso giorno, il 14 aprile, a Grosseto è diventato prete don Alfio Bambagioni, 36 anni.

Andato più indietro nel tempo, in diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, l’ultima ordinazione è stata (lo scorso 8 gennaio) quella di don Mulenga Bavu, un giovane originario dello Zambia, che ha maturato la sua vocazione in Italia. A Livorno, lo scorso 4 febbraio è stato ordinato don Marco Cimini, salesiano. A Pisa invece le ultime ordinazioni sono state il 25 settembre 2011: Francesco Parrini (30 anni) e Salvatore Glorioso (26 anni) entrambi provenienti dalla parrocchia di Santo Stefano Extra Moenia. Lo scorso 27 maggio a Lucca sono stati ordinati don Raffaello Giusti (60 anni, diacono dal 1989) e don Gilberto Filippi, 39 anni, originario di Castelnuovo Garfagnana. Per la diocesi di San Miniato, l’ultima ordinazione è stata quella di don Luca Camarlinghi (38 anni) lo scorso 23 ottobre.

Riccardo BigiI seminari: Come cambiano le vocazioni: «Percorsi personalizzati»

Oggi i percorsi vocazionali sono molto cambiati. Una volta il cammino che portava un ragazzo in Seminario era in genere un cammino lineare, simile per tutti. Oggi ci sono situazioni diverse e personalizzate». Don Gabriele Bandini, rettore del Seminario di Fiesole, è anche il coordinatore dei rettori dei seminari toscani. Ancora, spiega, c’è una buona percentuale di giovani che maturano la loro vocazione nelle parrocchie, nell’Azione Cattolica…

A questi però si aggiunge un numero crescente di persone che seguono percorsi più personali, magari di conversione o di ritorno alla fede in età adulta, attraverso un rapporto «forte» con un sacerdote o all’interno di movimenti. L’età media dei seminaristi si è alzata rispetto al passato: spesso chi entra in Seminario ha già esperienze di studio universitario o di lavoro alle spalle. Anche se, aggiunge, negli ultimi anni c’è un «ritorno» di vocazioni giovani.

I motivi di questi cambiamenti? Secondo don Bandini entrano in gioco molti fattori, dal contesto sociale e culturale, alle difficoltà delle parrocchie da cui spesso i giovani si allontanano proprio nel momento in cui in genere si prendono le decisioni importanti sulla propria vita.

Quanto al futuro, è difficile fare previsioni: i numeri sono altalenanti. «Quello che è certo – dice don Bandini – è che il tema delle vocazioni è da tenere al centro della preghiera e della vita delle diocesi e delle parrocchie». Anche perché l’argomento si lega con la riflessione più generale sull’organizzazione pastorale, dove il modello «un prete per ogni parrocchia» dovrà essere ripensato, come in parte sta già accadendo: e questo, conclude don Bandini, richiede di far maturare la consapevolezza sull’identità e sulla missione del presbitero.

Alcuni numeri: in Toscana, attualmente, i seminari diocesani aperti sono otto: Firenze (che ospita anche seminaristi dalle diocesi di Pistoia, Volterra, San Miniato), Siena (che accoglie anche i seminaristi delle diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Grosseto, Massa Marittima-Piombino), Fiesole, Arezzo, Prato, Livorno, Pisa (che ospita anche i seminaristi di Massa Carrara Pontremoli), Lucca (che ospita anche i seminaristi di Pescia). A seconda della sede, i seminaristi svolgono i loro studi alla Facoltà teologica dell’Italia Centrale (a Firenze), allo Studio teologico interdiocesano di Camaiore oppure al Seminario di Siena. In Toscana non ci sono al momento «seminari minori», le strutture in cui studiano i ragazzi che ancora non hanno l’età per accedere agli studi di teologia.

LE STORIE

Lucca: Raffaello Giusti, diacono per 20 anni

di Lorenzo Maffei

Il suo è un percorso da considerare sui generis, se visto con gli occhi della tradizione. Ma certo, Raffaello Giusti, prete della diocesi di Lucca dal maggio scorso, ordinato insieme al più giovane Gilberto Filippi, lo ha vissuto con estrema naturalità e senza troppe indecisioni. L’allora arcivescovo mons. Giulano Agresti, nel 1989 lo ordinò diacono permanente all’età di 38 anni. Raffaello ha sempre vissuto del suo lavoro, in particolare di insegnante di tedesco in istituti superiori.

Poi dal 1989 ha intrapreso, mantenendo il lavoro, il servizio per la diocesi di Lucca: «un diacono fa in via ordinaria tutto ciò che, in via straordinaria, può fare ogni fedele laico: infatti a partire dall’eucaristia, anima il servizio, la carità, l’evangelizzazione, battezza, benedice le nozze, celebra le esequie, celebra la liturgia della Parola di domenica in attesa del presbitero. Il diacono si rivolge soprattutto ai cristiani marginali o a chi non appartiene alla comunità cristiana» ma, sottolinea con una nota negativa «essere diaconi significa essere incompresi dai più. Ora, le gente si è abituata al diacono, ma 23 anni fa eravamo come diaconi una novità che destava sospetti. A volte in parrocchia si preferisce avere laici ossequienti che un ministro ordinato che condivide l’impegno pastorale e rivendica la sua dignità ministeriale. Il diacono, esprimendo e promuovendo una Chiesa tutta ministeriale, ha vita grama là dove il presbitero fa da padrone! Negli anni della formazione sognavamo una Chiesa un po’ diversa».

La sua preparazione al diaconato durò 10 anni, poi il servizio nelle parrocchie, attualmente da una decina di anni si occupa di varie parrocchie della Valleriana, sopra Pescia. Gli chiediamo cosa lo ha portato a scegliere di diventare presbitero: «Devo dire che nel servizio di diacono non poche persone mi hanno ripetutamente sollecitato facendomi provare un certo disagio di fronte, in particolare, a delle comunità senza eucaristia. Ho pensato di consigliarmi, ma avendo la sensazione di essere incoraggiato a questo passo, ho preferito alla fine sottoporre la mia situazione al vescovo. Chi non comprende, dovrà farsene una ragione! In fin dei conti sono stato educato a non autopropormi né in ambito ecclesiale né in quello civile, e questo mi ha sempre donato “riposo”, facendomi sentire nella “terra promessa” in qualsiasi situazione mi trovassi».

Adesso, ordinato presbitero a 61 anni, continua il suo servizio nelle stesse comunità, e la gente del posto ha salutato con grande gioia e partecipazione questo evento, che è stato vissuto come un ulteriore dono: infatti la prima messa celebrata non solo è stata partecipata ma ne è seguita una grande festa segno di riconoscenza e a Raffaello e al vescovo Italo Castellani che lo ha ordinato nel maggio scorso.

Massa Carrara-Pontremoli: Maurizio viene ordinato il 29 giugnodi Michele Marrocu

Il diacono Maurizio Manganelli, alunno del Seminario Vescovile Maggiore «SS. Ambrogio e Carlo» della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, venerdì 29 giugno 2012 nella Cattedrale di Massa riceve l’ordine del presbiterato per l’imposizione delle mani del Vescovo diocesano, Giovanni Santucci. Con l’ordinazione arriva a completamento il suo cammino vocazionale. Versiliese di nascita, ma apuano a tutti gli effetti, dato che fin da piccolo ha abitato prima a Massa e poi a Villafranca Lunigiana, Maurizio (classe 1983), è un giovane dal volto pulito, luminoso, e incontrarlo, parlare con lui è un gran piacere perché trasmette serenità e allegria.

Il suo carattere gioviale fa sì che sia sempre circondato da ragazzi e ragazze… «Sì, ho tanti amici, mi piace l’amicizia – sottolinea con un’aria sorniona – è fondamentale per me… ho tanti amici con i quali condivido ragazzate, risate, ideali, esperienze. Camminare con altre persone è uno stile di vita che spero di non perdere mai… anche da prete». E proprio in mezzo ai suoi coetanei che pian piano ha preso forma la sua vocazione al sacerdozio, specialmente nell’ambiente della Misericordia di Massa «che frequento – racconta ancora Maurizio – da quando avevo 16 anni perché il volontariato mi ha sempre attratto. Mi occupavo, e ancora adesso quando posso, di 118 e protezione civile», ma ancor prima, negli anni della fanciullezza a Massa partecipando alle iniziative dei gruppi parrocchiali e poi a Villafranca Lunigiana nella parrocchia di San Francesco. «Ho dei bellissimi ricordi di quel tempo – prosegue – le giornate all’oratorio, la messa domenicale, i campeggi estivi a Montelungo, il catechismo… e soprattutto ricordo con affetto i volti di animatori, animatrici, catechisti, Francesca, Stefania, Beppino e tanti altri… queste figure – continua Maurizio – sono state per me tutte molto significative, sono stati buoni esempi di uomini e donne, preti, suore, laici, che mi hanno dato un’ottima immagine di Chiesa». È in tutti questi terreni che è sbocciata la sua vocazione, anche se puntualizza «non so dire come è nata, non spetta a me dirlo…». Sono trascorsi più di sei anni da quando Maurizio Manganelli varcò il portone del Seminario di Massa per iniziare il cammino verso il presbiterato; un cammino intenso, così come quello ancor più breve ma altrettanto ricco, del ministero diaconale svolto in Lunigiana, ad Aulla, nella parrocchia di San Caprasio.

Ma in tutti questi anni per don Maurizio sono state importanti soprattutto le tante amicizie che lo hanno accompagnato durante la formazione… amicizie belle, pulite, come quelle con i tanti giovani della Misericordia di Massa, tra cui Lorenzo, recentemente deceduto a seguito di un tragico incidente stradale, con quelli della «Casa Rossa» di Carrara e da ultimo con quelli di Aulla e di tutta la Lunigiana. E ora… da venerdì 29 giugno Maurizio è sacerdote novello della Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli.

Firenze: Il più giovane

Don Davide Massi, della diocesi di Firenze, è, probabilmente, il prete più giovane della Toscana: è diventato sacerdote lo scorso 14 aprile, quando aveva compiuto 26 anni appena da una settimana. In queste righe racconta la sua vocazione e il percorso che lo ha portato al sacerdozio.

Parlare della propria vocazione non è sicuramente semplice, perché dovrei raccontare i miei 26 anni d’esistenza in cui il Signore ha continuato e continua a chiamarmi. In casa la preghiera e la presenza dei sacerdoti non è mai mancata e sin da piccolo mi è stata insegnata l’importanza della preghiera quotidiana e la Messa domenicale. Nell’incontrare i sacerdoti mi è stato da loro insegnato che il Signore mi chiamava a qualcosa di grande ed unico, non dovevo avere paura di niente. Dietro consiglio del defunto monsignor Giancarlo Setti mi iscrissi al Liceo classico Michelangiolo perché, mi disse quasi scherzando, «se il Signore ti chiama al sacerdozio studierai un anno meno!».

I cinque anni di liceo non sono stati semplici, con grossi conflitti con compagni e professori, difficoltà nello studio che spesso mi avevano buttato nello sconforto, ma allo stesso tempo mi ha donato amici veri e sinceri che sono ancora oggi un prezioso dono che il Signore mi fatto; in quegli anni ho sviluppato l’attenzione di andare alla Messa ogni mattina nella mia parrocchia di Santa Trinita, un momento di incontro con il Signore dal quale prendevo la forza di affrontare la giornata. L’idea c’è sempre stata nel mio cuore e nella mia testa che forse il Signore mi chiamava a questo, e grazie a mons. Luigi Oropallo e don Stefano Naldoni ne ho preso coscienza in maniera forte, decidendo di entrare in seminario un anno dopo il liceo il 5 ottobre del 2006.

Anche gli anni del seminario sono stati di fatto non semplici tra lo studio e il confronto con altri, chiamati come me, ma allo stesso tempo così diversi, anzi, a volte opposti. Il Signore e la Chiesa, nella persona del rettore mons. Stefano Manetti, mi hanno chiamato al servizio in questi anni in tre parrocchie così diverse, ma che mi hanno dato molto, sia umanamente che come comprensione di come il Signore voleva che diventassi; in ciascuna delle tre comunità ho lasciato di fatto una parte del mio cuore. Il Signore mi ha chiamato a ricevere il grande dono del sacerdozio il 15 aprile di questo anno, un dono che non è esclusivo per la mia persona, ma aprendo il mio cuore al Signore e ai fratelli nonostante le mille difficoltà, potrò comprendere il Suo più profondo progetto su di me, perché possa portare la Sua presenza nel mio mondo, nella mia storia e in quella degli altri.

Fiesole: il decano

Monsignor Gino Benedetti, nato a Piandiscò (Arezzo), è il sacerdote più longevo della Diocesi di Fiesole e della Toscana. Lunedì 26 luglio festeggerà 81 anni di sacerdozio, mentre il 15 maggio scorso ha compiuto 105 anni. Ordinato sacerdote a 24 anni il 26 luglio 1931, dopo un’esperienza di due anni come cappellano fu chiamato dall’allora vescovo monsignor Giovanni Fossà che gli offrì l’incarico di direttore degli uffici amministrativi diocesani. Ha collaborato attivamente anche con i vari vescovi che si sono succeduti, i monsignori Giovanni Giorgis, Antonio Bagnoli e Luciano Giovannetti. Don Benedetti, poi nominato monsignore e canonico, è un esempio di vita religiosa pienamente riuscita, di sacerdote profondamente umano e ricco di spiritualità, innamorato di Cristo che ha nutrito il suo apostolato con la preghiera. Poi a 75 anni, sollevato dall’incarico tenuto per 50 anni, si è ritirato in pensione a Piandiscò, suo paese d’origine. Residente nella casa di famiglia ubicata in piazza del Comune, pur essendo ancora molto lucido di mente, da qualche tempo è seguito con costanza e attenzione da una badante.