Vita Chiesa

ABITANTI DIGITALI: RIVOLTELLA, FORMAZIONE NON È QUESTIONE TECNICA

La formazione risente di un “cambio di paradigma” e richiama lo “sviluppo integrale e continuo della persona”. Lo ha rilevato oggi Pier Cesare Rivoltella, docente di didattica e tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica di Milano, parlando della “formazione al tempo dei social network” al convegno Cei “Abitanti digitali”, in corso a Macerata. “Nel paradigma tradizionale – ha premesso Rivoltella – la formazione era qualcosa di diverso da educazione e istruzione” all’interno di una tripartizione dove alla formazione era demandato un “training tecnico volto allo sviluppo di competenze professionali”. Ora, invece, la mutazione è dovuta alla “crescita del protagonismo di sistemi informali nell’ambiente sociale”, all’interno dei quali “passano comportamenti e valori”. Perciò la formazione è divenuta un elemento “profondamente antropologico e per nulla confinato alla questione tecnica”. Tre gli snodi costitutivi delle reti sociali messi in luce dal docente: informalità, interattività, autorialità. “Le logiche dei social network sono informali e ascendenti”; in secondo luogo “sono interattive, partecipative” e fanno leva sulla “condivisione di risorse”; infine “i social network sono creativi, basati sulla creazione e pubblicazione” e “la logica della partecipazione individuale prevale su una di mero ‘download’”. Tre snodi che, ha precisato Rivoltella, “possono essere pensati in termini ascensionali o come possibilità di deriva”: a seconda di come lo si guardi, “lo spazio dei social network serve a costruire una cultura partecipativa, ma è difficile, forse impossibile esercitare un controllo”; è “uno spazio per il protagonismo individuale, ma vi è anche una mancanza di certificazione dei contenuti e delle fonti”. Possibilità e, al tempo stesso, rischi di deriva che interrogano su “come rilanciare le grandi narrazioni”; “come istituire, mantenere, conservare uno spazio che in alcuni casi, inevitabilmente, dev’essere verticale”; “come trovare le strategie per riformulare il tema dell’autorità”. Rispetto alle nuove tecnologie “si può costruire un’agenda formativa da declinare nei nostri contesti di presenza ecclesiale?”, ha chiesto il docente. Quattro sono i possibili livelli di quest’“agenda”, ha risposto, e coinvolgono “tutti gli operatori, dai presbiteri ai catechisti”: informazione (“ne ho sentito parlare”), padronanza (“so fare”), appropriazione (“comprendo, formo”), sviluppo (“faccio evolvere”). Il primo è il livello di base che dovrebbe essere fatto proprio da “ciascun operatore dell’educazione e della pastorale”. Al terzo livello si pone invece la “saggezza digitale”, “capacità grazie alle tecnologie di fare scelte critiche e prendere decisioni più pragmatiche”. Da ultimo, tre indicazioni per rendere possibile ed efficace la formazione al tempo delle reti digitali. “Non cediamo alla semplificazione – è il primo suggerimento di Rivoltella – e non crediamo a quelle retoriche mitologiche che attorno a questi temi le nostre società producono di continuo”. In secondo luogo “non abbiamo paura del cambiamento” e ricordiamo che cambiare non significa adottare acriticamente “il nuovo”, né “tendere all’entropia, precondizione per tornare al vecchio”. Infine, “tornare dalle parole ai fatti”. “Abbiamo bisogno – ha ammonito – che la parola si evolva nell’azione, e non viceversa. È necessario che gli abitanti digitali diventino operatori digitali, e anzi – ha concluso – lavoratori nella vigna digitale”. (Sir)