Vita Chiesa

Anglicani, Justin Welby: un nome gradito a tutti

È Justin Welby, 56 anni, il nuovo arcivescovo di Canterbury. Sarà lui a guidare oltre la Chiesa d’Inghilterra anche gli 80 milioni di anglicani in 160 Paesi. Gradito a tutte le parti della Chiesa e della Comunione anglicana, Welby è stato vescovo di Durham soltanto per un anno. Nessuno dubita però delle sue qualità, il pragmatismo, la forte spiritualità, l’umanità che verranno messe alla prova tra dieci giorni quando la Chiesa d’Inghilterra dovrà approvare la legislazione sull’ordinazione delle donne vescovo. Silvia Guzzetti, per Sir Europa, ha intervistato la scrittrice Ysenda Maxtone Graham, autrice di un volume sulla Chiesa d’Inghilterra, e Christina Rees, che si batte per l’ordinazione delle donne vescovo.La Chiesa d’Inghilterra è riuscita a vincere l’impasse: la “Crown Nominations Commission”, il Comitato che sottopone al primo ministro il nome del futuro arcivescovo, ha scelto Justin Welby. Ha appena 56 anni ed è vescovo soltanto da uno: ha un passato di manager, è sposato e ha cinque figli. Studi a Eton, la scuola superiore frequentata dai reali, e una laurea a Cambridge in economia e legge, Justin Welby, che ha dei nobili tra i suoi antenati, sembrerebbe un prodotto delle élite che governano questo Paese come il primo ministro David Cameron.Eppure, secondo la scrittrice Ysenda Maxtone Graham, autrice di “The Church Hesitant”, “La Chiesa esitante”, un viaggio dentro la Chiesa d’Inghilterra, non sono stati la sua estrazione o i suoi contatti a guadagnargli la nomina ad arcivescovo di Canterbury. “Justin Welby – dice – è stato ordinato tardi, nel 1993, a 37 anni, dopo una carriera di 11 anni nell’industria del petrolio. Ha quindi molta esperienza del mondo. Non è passato dal seminario, alla Facoltà di teologia, alla Chiesa”. “È una nuova tendenza della Chiesa d’Inghilterra degli ultimi venti anni, ordinare persone già mature, di trenta o quarant’anni, in un modo piuttosto veloce. Penso che sia positivo avere nella gerarchia vescovi che hanno esperienza del mondo”.Un pragmatismo che sarà utile nel gestire la Chiesa. Secondo la stampa britannica, la capacità manageriale di Welby e la sua lunga esperienza in Africa dove ha fatto i conti con situazioni di conflitto lo aiuteranno a tenere unita questa Comunione divisa sull’ordinazione delle donne e dei pastori gay. Il nuovo arcivescovo potrebbe scegliere di accettare una Comunione divisa, una federazione così blanda che quasi non esiste, anziché trovare a tutti i costi l’unità attraverso un “covenant”, un patto comune, come aveva fatto Williams. Quando gli è stato chiesto, in un’intervista, come terrà unita la Chiesa sulla questione delle donne vescovo, Justin Welby ha risposto che “il trucco è di guardare il cerchio e dire che è un cerchio con delle parti appuntite”.

Evangelico, conservatore, ma a favore delle donne. Quando si è avvicinato alla Chiesa, nel 1983, e quando perse la figlia di sette mesi in un incidente d’auto in Francia, Welby ha cominciato a frequentare il “Brompton Oratory” di Londra, una comunità nota per essere conservatrice. Così a Williams, liberale e vicino alla Chiesa cattolica, succede un arcivescovo che rispecchia l’anima protestante, secondo un’altalena tipica degli ultimi anni. Benché rigoroso nella sua spiritualità e contrario alle unioni omosessuali, sulle quali ha criticato il primo ministro David Cameron, Welby è a favore delle donne vescovo che farà di tutto per introdurre.Il vero punto di forza del nuovo arcivescovo è il rispetto e l’ammirazione che ispira in tutte le parti della Chiesa, quelle anglocattoliche ed evangeliche, che amano il suo rigore morale e quelle liberali alle quali ha promesso l’ordinazione delle donne. Da quando è stato ordinato vescovo, Welby è tornato più volte in Nigeria dentro il cuore di conflitti che l’hanno quasi ucciso. “Mi sono seduto insieme ad alcuni criminali che avevano commesso omicidi in Burundi e so che persone così, per quanto orribili, ti possono piacere”, ha detto. Un’esperienza che gli servirà come leader di una Comunione ancora divisa. “L’ho incontrato lo scorso luglio al Sinodo generale e penso che sia un’ottima scelta”, dice Christina Rees, rappresentante del movimento che si batte per l’ordinazione delle donne vescovo: “La gente che lavora con lui dice che è un visionario e un leader strategico, qualcuno disposto a correre rischi, saggio e molto astuto nello stesso tempo, ma anche un uomo di preghiera profondo spiritualmente”.